DIVORZIO: COME AIUTARE I BAMBINI

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  1. isaefrenk
     
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    Mettere al corrente i figli della propria decisione di separarsi è, forse, per i genitori, uno degli aspetti più spinosi e dolorosi del divorzio coniugale ed il compito più problematico a cui essi si trovano di fronte.

    Questo è uno dei motivi per cui, così ricorrentemente, i genitori preferiscono eludere la faccenda, magari rassicurati dalla convinzione, del resto insita nel senso comune, che "i bambini sono troppo piccoli e fragili per sopportare il peso di tali problemi" o che "le questioni fra mamma e papà riguardano soltanto loro".

    A smentire l'opinione collettiva arrivano invece gli studi più recenti sugli effetti della frattura coniugale sui minori coinvolti: circa l'80 per cento dei cosiddetti "figli del divorzio" non riceve una preparazione adeguata alla disgregazione familiare, né viene dettagliatamente informato su ciò che sta accadendo alla propria famiglia. I figli, in poche parole, vengono lasciati quasi sempre soli ad affrontare uno degli eventi più stressanti che possa capitare al nucleo familiare. Spessissimo, i genitori sono così turbati emotivamente e psicologicamente da non avere più a disposizione la stessa quantità di tempo, energie e capacità di prendersi cura dei figli. Così, facilmente finiscono per trascurare, che lo vogliano o no, le esigenze dei piccoli, che sono invece i soggetti più bisognosi di una presenza forte e fidata che li accompagni nel difficile transito verso una nuova forma di vita ed un nuovo assetto familiare. Questo non significa che il divorzio sia sempre un male. E' ormai ampiamente dimostrato, anzi, che per i figli è più salutare vivere in una famiglia ricostituita o di tipo monogenitoriale ma abbastanza serena piuttosto che vivere quotidianamente in un ambiente carico di conflittualità e instabilità.

    La visione impostata secondo un rigido determinismo, assai di moda fino alla metà degli anni '70, che faceva del divorzio una delle cause principali di disturbi emotivi, cognitivi, affettivi e comportamentali nei figli che lo subivano, ha lasciato oggi spazio ad una interpretazione più pacata e meno drammatica della separazione che, in quanto "evento di rottura e di crisi " può diventare anche una proficua occasione di cambiamento positivo, una risorsa per tutti i membri del nucleo familiare. Del resto, nonostante il termine sia usato nell'accezione più comune di "disastro", dal punto di vista etimologico "crisi" significa "scelta critica", ed indica quindi la "possibilità di scegliere percorsi diversi". Ma rimane il fatto che per i bambini, grandi o piccoli che siano, non essere adeguatamente seguiti e preparati agli eventi che precedono e seguono la separazione dei propri genitori può rappresentare un rischio per la loro crescita e per il loro sano e armonioso sviluppo psicologico ed affettivo. Tanto più che tutti i bambini hanno, almeno a livello latente, la paura di essere abbandonati da mamma e papà. E il divorzio rappresenta per loro proprio la concretizzazione del loro timore immaginario. Timore che può ingigantirsi o affievolirsi a seconda di come i coniugi in via di separazione si comportano e comunicano con loro, e che può letteralmente prendere il sopravvento quando i genitori passano il tempo a litigare fino alla disperazione, non li informano di ciò che sta accadendo e mancano di rassicurazioni nei loro confronti. E' quindi molto importante che i coniugi spieghino ai figli il "passaggio in corso" ed evitino di strumentalizzare i bambini per ottenere vantaggi sull'altro coniuge, magari perché ritenuto colpevole di tradire o di "agire la fuga" dal nido familiare.

    Psicologi, psicoterapeuti, mediatori familiari ed esperti del settore concordano nel ritenere che si debba assolutamente evitare di trasmettere ai bambini messaggi negativi sull'altro coniuge, cosa che potrebbe incrinare l'immagine di una delle figure per loro più significative. I figli non dovrebbero diventare i "confidenti" dei genitori, e neppure i loro messaggeri. Per un bambino assumere il ruolo dell'amico di mamma o di papà significa contemporaneamente tradire, diventare nemico dell'altro coniuge: questo provoca in loro pericolose ambiguità e dannosi dilemmi di lealtà, quando "spalleggiare uno dei genitori" vuol dire contemporaneamente "voltare le spalle all'altro". Tanto più che molto comunemente i figli si sentono in colpa perché credono di aver causato la separazione. Dai 4 anni in su i bambini si sentono in parte responsabili di ciò che sta accadendo nella loro famiglia; ne derivano in loro sentimenti di angoscia, autosvalutazione e speranze di riconciliazione destinate ad essere di continuo deluse in un circolo vizioso di delusione e sofferenza.

    A qualsiasi età i bambini vivono la separazione dei genitori come una perdita: indipendentemente da come si svilupperà nel futuro la relazione fra gli ex coniugi, i figli sentono che con la frattura coniugale anche loro perdono qualcosa. E' la dimensione della coppia, l'immagine del "babbo+mamma", per dirla in termini figurativi, quella che viene meno nella mente del bambino o adolescente che sia. I bambini nel momento quando assistono all'abbandono della casa coniugale da parte del padre o della madre ragionano più o meno così: "se ho perso te, posso perdere chiunque". Da qui deriva l'importanza, mai abbastanza sottolineata, che i figli abbiano accesso dopo la separazione ad entrambi i genitori, possano mantenere (salvo, ovviamente, casi estremi di violenze) un rapporto significativo con il coniuge non affidatario e siano rassicurati sul fatto che con la separazione non perderanno né il babbo né la mamma. L aseparazione, in poche parole, dovrebbe essere percepita dal bambino come un cambiamento, ma mai come una perdita.

    Salvatore Grimaldi, pediatra, neuropsichiatra infantile e presidente dell'Associazione Asne, durante il recente convegno che si è svolto a Firenze sul tema "Genitorialità e famiglia ricostituita" ha sottolineato come una crescita sana poggi su 3 fattori indispensabili: la continuità, la prevedibilità e l'affidabilità:

    1. la continuità coinvolge soprattutto gli aspetti pragmatici della vita del bambino, dove egli deve poter contare su solidi punti di riferimento come una casa dove abitare, precisi orari del sonno, dei pasti e degli svaghi e una routine che si ripete nel tempo e nello spazio.
    2. la prevedibilità riguarda la possibilità per il minore di saper pensare ad un domani simile all'oggi, con una cadenza sensata e prevedibile degli eventi; questo permette al bambino di sviluppare la sua capacità di controllare le situazioni e le sue personali reazioni a queste.
    3. l'affidabilità, che è l'aspetto centrale, è fondamentale perché i bambini possano sviluppare la fiducia nelle relazioni attuali e in quelle future: i bambini hanno bisogno di solidi punti di riferimento emotivi, di avere rapporti soddisfacenti e ricchi con le figure più significative come il padre, la madre, i nonni ecc. Questo coinvolge varie dimensioni: ad ogni età il figlio deve poter sentire che i genitori gli vogliono bene, hanno cura dei suoi bisogni e delle sue esigenze, hanno fiducia in lui, lo aiutano e lo spronano a sviluppare le sue abilità, e lo proteggono nelle situazioni difficili e nuove.

    Qui di seguito vengono indicate alcune regole pratiche per i genitori su come affrontare il tema della separazione con i bambini:

    1) Dare una versione il più possibile univoca e chiara di ciò che sta accadendo. Meglio se la decisione viene comunicata alla presenza di entrambi i genitori. Una frase tipo potrebbe essere: "Io e papà non ci amiamo più e abbiamo deciso di separarci. Ma continueremo a volerti bene ed avere cura di te come sempre ".

    2) Dare informazioni il più possibile dettagliate sulle questioni pratiche che cambieranno la vita del bambino, del tipo: "Tua padre/tua madre abiterà qui, vi vedrete ogni fine settimana, il giovedì sera, tu dormirai da lui il lunedì notte ecc.".

    3) Cercare di non alterare troppo la vita quotidiana e la routine dei figli, che proprio in questo momento di caos emotivo hanno bisogno di poter contare su solidi punti di riferimento anche pragmatici, come la scuola, gli amici, gli orari del sonno, dei pasti, dei giochi ecc.

    4) Rassicurare il più possibile il bambino, e invitarlo a parlare dell'argomento e fare domande ogni volta che ne sentirà il bisogno.

    5) Evitare di strumentalizzare il bambino, di usarlo come arma di ricatto verso l'altro coniuge sul quale ci si vorrebbe "vendicare", di parlare male dell'ex moglie/marito, sia in sua presenza sia in sua assenza. E' di vitale importanza che i bambini possano mantenere sereni e solidi rapporti con entrambe le figure genitoriali.

    6) Il genitore non affidatario dovrebbe mantenere frequenti contatti con i figli, vederli 2/3 volte la settimana - compatibilmente con gli accordi di separazione - e cercare di mantenere quelle attività che prima della separazione condivideva con i figli (giochi, cinema, passeggiate, sport ecc.).

    7) Spiegare al bambino che "i cambiamenti fanno parte della vita, ed è bene imparare a viverli e ad affrontarli". Rassicurarli sul fatto che presto ciò che ora appare strano e inusuale diventerà normale e piacevole. Soffermarsi sugli aspetti positivi dei cambiamenti in corso.

    8) Evitare di dire al bambino bugie, del tipo "tuo padre è partito per un viaggio di lavoro". Potrebbe fantasticare il suo ritorno, e subire poi cocenti delusioni. Allo stesso tempo non c'è bisogno di dilungarsi troppo sui dettagli spiacevoli della vicenda separazione e sui motivi che hanno portato i suoi genitori a lasciarsi.

    9) Rassicurare il bambino nel caso in cui provi vergogna o imbarazzo con i suoi coetanei per la situazione anomala della sua famiglia. Le famiglia "strambe" sono tantissime al mondo, e di famiglie ne esistono di tutti i tipi: con un genitore, con due, con i nonni, con più figli di genitori diversi ecc. E non tutte le stranezze vanno poi per nuocere...

    http://educare.it/Frontiere/mediazione_fam...re/divorzio.htm
     
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