I monasteri dell’io

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  1. isaefrenk
     
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    I monasteri dell’io
    L’io che è frutto di una limitazione non può comprendere ciò che è illimitato: l’io non può raggiungere la realtà.
    Siete convinti che la realtà possa porre fine al vostro dolore e per questo vorreste raggiungerla: sentendo che l’io è di impedimento, vorreste metterlo da parte ed agire secondo il non-io.
    Ma tutto questo è illusione. Il non-io è ugualmente un divenire e non un essere.
    Vi sono tanti che credono, ritirandosi dal mondo, di poter ottener la sublimazione di loro stessi. Ciò e illusorio. I conventi e i monasteri non sono fuori dal dominio dell’io.
    Ogni sforzo che l’individuo compie in senso positivo o negativo per accrescersi, è in antitesi con la realtà. Occorre andare oltre l’apparenza e scoprire l’intenzione.
    L’io può concepire un programma alla proprio espansione che apparentemente può essere in contrasto con la comune ambizione, e tuttavia svolgerlo con l’intento di accrescersi. Questo programma può chiamarsi: rinuncia a satana e alle sue lusinghe, romitaggio, cristianesimo o bramanesimo, antroposofia o teosofia, e servire ad portare ordine nella società e a migliorare le relazioni individuali, ma essere incapaci di estirpare l’egoismo dell’individuo.
    Le leggi, gli usi e le consuetudini stabiliscono l’ordine della società. Un tale ordine ha bisogno di tutori. Le religioni mirano a fare dell’individuo un tutore di se stesso, e ciò è lodevole, ma non è quello che intendiamo noi. Noi parliamo di un ordine sentito, di una coscienza formata, per qui i tutori sono inutili.
    Ogni organizzazione ha una gerarchia, essendo la gerarchia la forza stessa dell’organizzazione. Ma la gerarchia attizza e alimenta l’espansione dell’io. Dovete invece liberarvi dell’io!
    Quando avrete raggiunto una tale liberazione, sarete aperti alla realtà, comprenderete la bellezza del tutto. Quando avrete raggiunto una tale liberazione, non avrete più paura. Sereni sarete, di una serenità che non conosce incertezze di fronte ai mutamente della vita, perché non sarete più assillati dall’esaminare i vantaggi e gli svantaggi dell’io. Darete per quello che avrete avuto e per quello che non avrete avuto, ma soprattutto senza intenzioni né scopo alcuno; e la fede corrisponderà veramente all’espressione più alta della coscienza individuale nell’atto di essere coscienza cosmica.
     
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