Le abitudini dell’io

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  1. isaefrenk
     
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    Le abitudini dell’io

    Questo signor io ha la cattiva abitudine di volersi espandere. È l’io che trascina l’individuo nella corsa nella propri espansione. È l’io che lavora al progresso per conquistarsi posizioni di favore. È ugualmente l’io che si oppone al rinnovamento sociale per non perdere i propri privilegi. Il bene e il male si avvicendano a capriccio dell’io. Ecco ciò che ha edificato le meraviglie del mondo o operato lo sterminio degli schiavi. Muove le nazioni incita a svelare i segreti della natura, a palesare il bello e a nascondere il brutto. È tutta una lotta, un continui conflitto fra io ed io, perché l’individuo fa tutto in funzione di se stesso: lavora per trarre un guadagno che gli permetta di circondarsi di oggetti che, secondo lui, lo valorizzano; ama ciò che gli da soddisfazione; trova soddisfazione solo in ciò che può assecondare l’espansione del suo io; sopporta sacrifici e rinunzie pur di accrescere se stesso in questa o in altra vita; nel valorizzare se stesso trova l’entusiasmo per intraprendere e la costanza per continuare.
    Tutta la vostra società si muove sulla spinta dell’io. L’io che deve affermarsi è il concetto base della vostra società. Se, per assurda ipotesi, la spinta dell’io cessasse improvvisamente, l’uomo ripiegherebbe su se stesso in una venefica apatia e la società cadrebbe nel più triste abbandono.
    Sarebbe dunque un nemico del genere umano che predicasse il superamento dell’attività dell’io?
    Proviamo a guardarlo più da vicino questo io, grande protagonista e sconosciuto. Guardiamo ove può manifestare la sua attività senza rispetti umani, senza la preoccupazione di salvare la faccia, ove conta i suoi eserciti per dare battaglia; ove, assecondate le lusinghe dei sensi, volle nascondere la su debolezza inventando satana; ove cerca di convincersi di essere migliore di quanto in effetti sia. Guardiamolo dove ha il suo regno: nell’intimo dell’uomo.
    L’ambizione è il nutrimento dell’io ed il suo appetito. La prepotenza vorrebbe essere la dittatura dell’io. La superbia, la presunzione, la vanagloria e simili sono la sua convinzione di essere superiore. L’ira è l’accesa intolleranza dell’io. La paura ne è l’istinto di conservazione. La crudeltà è la sua completa cecità nei riguardi delle altre creature. La gelosia è il su timore di perdere un affetto di cui vorrebbe avere l’esclusiva. L’invidia è il suo rammarico per non avere ciò che altri hanno. La lusinga è la sua arma per ottenere ciò che non può con altri mezzi. L’ipocrisia è un suo ingannevole travestimento. La menzogna è la sua difesa. E chi più ne ha più ne metta.
    Ma sarà bene non andare oltre in questo triste elenco, giacché nulla è più di cattivo gusto, per l’io, che vedere poste in risalto le proprie debolezze. Per dirla in poche parole: se hai vizi inerenti ai sensi ( quali la gola, la lussuria, l’alcoolismo e via dicendo ) si aggiungono tutte le qualità negative che fanno capo all’io, come quelle ora rammentate, si ha il quadro completo degli errori e delle debolezze umane.
    L’abbiamo smascherato, questo io. Chi potrebbe avere una maggiore reputazione? Dopo l’esposizione dei fatti, sentita l’accusa la parola spetta alla difesa, e, alla maniera dei vostri avvocati, cerchiamo le attenuanti della colpa.
     
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0 replies since 28/5/2007, 17:30   100 views
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