Nel principio era la parola e la parola è appo Dio

la parola è Dio

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  1. isaefrenk
     
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    Nel principio era la parola e la parola è appo Dio, la parola è Dio, dice l’evangelo Giovanni. Che cosa è la parola? Un pensiero manifestato; qualcosa che era in e che si rivela. Dobbiamo fare la spiegazione alla spiegazione. Esaminiamo quindi le parole di questo signore. Nell’Evangelo di Giovanni troviamo le frasi che testè avete ascoltato; esse vogliono, se non spiegare, metterci sulla strada di come nasce un cosmo. Abbiamo già detto in altre lezioni che dal nulla non può nascere nulla. Dio è colui che E’, cioè Colui che è sempre esistito, il quale non cesserà mai di esistere; non ha avuto inizio, e non avrà fine, di più: questo Dio non può divenire, cioè acquistare o perdere qualcosa, perché è completo; quindi tutto quanto esiste è in Lui; cambia solo aspetto, si trasforma, ma non accresce, non può aumentare, non può acquisire qualcosa, poiché questo significherebbe che Egli, prima di tale acquisizione, mancava di qualcosa; e invece è completo. Questa trasformazione, di cui ora vi parlavo, trova la sua spiegazione e la sua ragione di essere proprio nella natura stessa di Dio perché esistere significa appunto, passare da una trasformazione all’altra. Approfondendo questo concetto noi abbiamo trovato quella Realtà che è conosciuta da alcune religioni come: “i giorni e le notti di Brahama”, cioè i periodi di manifestazione e non manifestazione di questo Dio, che abbiamo visto essere Assoluto. Non potrebbe essere altrimenti poiché non sarebbe Dio. Queste manifestazioni di Dio, sono Lui stesso, rappresentano la Sua natura, la spiegazione e la ragione della Sua esistenza. Il Dio è Colui che è, e con questa affermazione, abbiamo escluso ogni possibilità di divenire in Lui; Egli non è né giorno né notte; è Colui che è, ma in Lui si hanno queste manifestazioni, cioè emanazioni di cosmi, e si hanno le non manifestazioni, in cui i cosmi non sono manifesti a questa Realtà. Ora non è detto che nel Suo essere infinito debba susseguirsi i giorni alle notti; possono esservi manifestati innumerevoli cosmi, i quali, giunti al termine della loro manifestazione, si riassorbono, sono riassorbiti e si hanno le notti; ma non dovete cadere nell’errore che un solo cosmo sia manifestato e una sola notte si abbia. Iddio, fatevi pure un’immagine mentale (la quale come tutte è errate), ha in sé il giorno e la notte di Brahama. Poiché egli è il giorno e la notte di Brahama uniti. Questa sera, ripassando una passata conversazione, prendiamo in esame un giorno di Brahama, e cioè una manifestazione: come nasce un cosmo. Dal nulla non può nascere nulla e i tempi, cioè questa manifestazione, (che ha un inizio e una fine), nasce dall’emanazione di qualcosa che non è al di fuori di Dio, ma è in Dio stesso, qualcosa che era “in” e che si rivela, come la parola. La parola non è che l’espressione fonica di un pensiero; la parola non è un pensiero, ma è la estrinsecazione, la manifestazione di un pensiero; così il cosmo non è Iddio, ma è la manifestazione di Dio, e questo cosmo non è al di fuori di Dio né prima né dopo la sua manifestazione; resta in Dio, viene emanato, si concretizza, per così dire, prende una forma, ma rimane in Dio. “Egli ci vuole dire i tempi sono iniziati con una manifestazione la quale è appo, cioè con Dio, cioè non disgiunta da Dio, perché è Dio stesso”. Quello che ho prima detto; non può esistere niente al di fuori di Dio, perché se noi, per ipotesi, ammettiamo l’esistenza di un qualcosa che fuoriesce da Dio, Dio non sarebbe più assoluto, né infinito, né completo né via dicendo. Dunque la manifestazione è in Dio; dall’intimo, per così dire, di Dio stesso si rivela, appare, ma non fuoriesce; rimane in Dio. “Usiamo chiamare questo primo alito, questa prima manifestazione: “Logos” che in greco vuole dire appunto “parola” e sta a designare il centro ideale degli universi, il massimo piano, lo spirituale per eccellenza”.
    C.F.77
     
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  2. Paul Crab
     
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    Ciao..
    Pur dicendo tutti in questo forum cose giuste vi sfugge sempre la solita domanda..
    Dio e' Dio ed autosufficiente per se stesso senza emanare,creare,qualcosa PER ottenere un risultato?
    Che motivo ha Dio di creare i sentimenti?
    Poteva non creare nulla ed essere pieno in se senza dover inscenare il sentimento(prima ancora di altre cose come il cosmo,l ossigeno,animali uomini etc etc)
    Da qui si deduce che Dio e' vittima di se stesso.
    Cio il creare e' esso stesso Dio.
    Non poteva farne a meno..ma allora non e' onnipotente perche obbligato a fare i sentimenti.
    Poteva starsene in se stesso e nessuno avrebbe detto nulla(.....)
    Ma forse Dio e' anche il paradosso di se stesso.
    Giorno e notte contemporaneamente.
    Quindi pur potendo non creare i sentimenti li crea comunque ed e' contento cosi.
    Cioe un essere sopra ogni cosa decide di avere una debolezza

    Il fatto che noi non possiamo capire la sua motivazione ci rende perplessi.
    Quindi alla fine del viaggio avremo una risposta anche al nostro non sapere attuale.

    Concludo
    Un sonno senza sogni (non ricordati)e' lo stato di Dio che preferirei.
    Allora Io potendo non sognare scelgo il sogno.

    Pero torniamo sempre all inizio..
    Eh va beh!
     
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  3. Velcoro
     
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    Non penso che Dio sia vittima di se stesso.
     
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2 replies since 30/4/2005, 19:15   498 views
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