Le costellazioni familiari

Cosa nelle famiglie fa ammalare e guarire?

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  1. isaefrenk
     
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    Ogni famiglia è regolata da legami nascosti, segreti, i così detti “ordini dell’amore”. Scoprendoli e mettendoli in scena con una costellazione familiare, riusciremo a comprendere il nostro comportamento, un comportamento che spesso non ci appartiene: capita che inconsciamente e per amore si viva il destino di un altro membro della famiglia. Hellinger ci insegna, con una sorta di rappresentazione teatrale, a liberarci da questa dinamica che in alcuni casi può anche condurci alla malattia e addirittura alla morte.

    Chi, sentendo per la prima volta l’espressione “costellazioni familiari” non ha, neppure per un momento, visto aprirsi dinanzi a sé uno squarcio d’intenso blu punteggiato da una miriade di puntini luminescenti? E invece no, le “costellazioni familiari” non hanno nulla a che vedere né con Sirio né con l’Orsa Maggiore, anche se, a dire il vero, gettano uno squarcio nuovo sulla nostra vita, permettendoci di individuare dinamiche a noi prima sconosciute. E saremmo ancora in errore se pensassimo a queste “costellazioni familiari” come a un sofisticato oroscopo da leggere avidamente in queste prime settimane dell’anno alla ricerca di qualche piacevole sorpresa per la nostra famiglia. Anche se, in realtà, una volta messa in scena la propria costellazione, i rapporti coi familiari nei mesi successivi effettivamente tendono a mutare. Ma allora che cosa sono queste “costellazioni familiari” che gettano nuove luci sui nostri rapporti di famiglia?

    Si tratta di un affascinante metodo messo a punto dallo psicoterapeuta tedesco Bert Hellinger dopo anni di studi e di esperienze che l’hanno visto prima soldato, poi missionario cattolico tra gli Zulù del Sudafrica e infine psicanalista con profonde competenze di dinamica di gruppo. Alla base della sua teoria, condivisa da centinaia di professionisti, medici e terapeuti non solo in Germania, ma anche in vari paesi del vecchio e del nuovo continente, c’è una visione della famiglia come un sistema governato da un ordine, da regole precise che ogni membro fa proprie sovrapponendo di fatto la propria individualità a una coscienza collettiva inconscia della famiglia. Pur senza esserne consapevoli siamo legati da una specie di vincolo biologico a tutti i nostri familiari, anche a quelli che non conosciamo e di cui mai abbiamo sentito parlare e, proprio in virtù di tale vincolo, possiamo in alcuni casi esserne “irretiti”, cioè assumerne il destino. Ciò si verifica quando nella famiglia si rompe l’ordine: il sistema non è più in equilibrio allorché una persona viene esclusa o dimenticata dalla famiglia, perché ha avuto una morte violenta, prematura o perché ha commesso un crimine. “L’ingiustizia della esclusione”, spiega Hellinger nel suo dialogo con Norbert Linz, “viene espiata nella stirpe in quanto un altro membro rappresenta spesso a sua insaputa la persona esclusa o dimenticata.” In che modo?

    Qualche esempio ci è d’aiuto. Angelo, che ha rappresentato la sua costellazione familiare durante un recente seminario condotto da Hellinger a Roma, ci spiega come da lungo tempo vivesse tormentato da un senso di colpa senza capirne il motivo. Al termine della rappresentazione è risultato evidente come questo senso di oppressione fosse dovuto a un fenomeno d’irretimento: Angelo si era identificato con il padre che aveva abbandonato la prima moglie morta di parto e che in seguito si era risposato con un’altra donna (la mamma di Angelo). Il sacrificio della prima moglie non era stato onorato dal marito e Angelo se ne faceva ingiustamente carico a livello inconscio. Oppure accade spesso, come illustra Hellinger nel libro "Riconoscere ciò che è", che un bambino senta l’esigenza di seguire un fratello o un genitore morto. Dentro di sé dice: “ti seguirò” e una persona in questa situazione è portata inconsciamente ad ammalarsi o a tentare il suicidio. Sono gesti compiuti per amore: un figlio percepisce che la madre vuole seguire una sorella morta? Dirà a se stesso: “preferisco morire io al posto tuo”, facendosi così carico del destino della madre, pagandone il prezzo con la salute o la felicità. Ma così non va: senza giudizi e senza rabbia vanno restituiti ai genitori le proprie responsabilità. Perché, come afferma Hellinger “ognuno deve sostenere il proprio destino.” L’ordine deve allora essere ristabilito: solo così il paziente potrà ritrovare il proprio benessere (spirituale, ma spesso anche fisico).

    Se già la teoria di Hellinger fin qui esposta vi è sembrata troppo lontana dai classici schemi freudiani, rimarrete ancor più stupiti una volta indagato il metodo utilizzato dallo psicoterapeuta tedesco per capire gli irretimenti e quindi eliminarli. Torniamo ad Angelo: descritto succintamente il problema a Hellinger, gli viene da questi ordinato di scegliere fra i componenti del seminario i rappresentanti per i membri della sua famiglia e per se stesso. Come su un palcoscenico di teatro stanno, così come Angelo li ha sistemati, le controfigure di se stesso, di sua madre, di suo padre e della prima moglie del padre. E inspiegabilmente ciascun rappresentate accede alla coscienza del membro della famiglia che sta mettendo in scena: è come se i posti assegnati fossero dotati di forza propria così che chi li occupa ha percezioni simili al personaggio che interpreta. La rappresentante della prima moglie si sente abbandonata e esclusa. Al rappresentate di Angelo tremano le gambe quando la guarda, mentre è attratto da suo padre, si sente legato a lui.
    “Difficile esprime a parole ciò che si prova quando in una costellazione si è chiamati a rappresentare una madre, una sorella, una nonna morta, un bambino abortito”, ci rivela Daniela anche lei presente all’ultimo seminario che Hellinger ha tenuto nel nostro paese. “Quando sono salita sul palco per fare la controfigura di una madre mi sono subito sentita triste, stanca, le mie palpebre senza volerlo si chiudevano… Volevo stendermi per terra. Lì, come morta, accanto al rappresentate del mio bambino abortito, mi sentivo bene e in pace. E, sia ben chiaro, non avevo ricevuto nessuna suggestione da parte del paziente. Io mi lasciavo semplicemente guidare dal mio corpo, atteggiandomi come lui mi chiedeva. Credo che sia la stessa sensazione provata dagli attori. Ti senti due persone in una: sei tu e contemporaneamente sei la persona che rappresenti, di cui percepisci paure, gioie, tristezze… Ma la carica emotiva di una rappresentazione familiare la percepisce anche chi partecipa come osservatore, con intensità minore naturalmente. Impossibile rimanere indifferenti: l’energia della famiglia si diffonde nella sala, tocca nel profondo e quando fa vibrare le corde del cuore, tutti, rappresentanti e osservatori, scoppiano in pianti liberatori.”

    Si tratta di dinamiche, è lo stesso Hellinger ad ammetterlo, difficilmente spiegabili se ci affidiamo alla razionalità del metodo scientifico. Alcuni paragonano il campo d’influenza della famiglia al “campo morfogenetico”, concetto elaborato dal biologo inglese Sheldrake, ma lo psicoterapeuta tedesco preferisce rifarsi alla coscienza collettiva inconscia della tradizione induista. In ogni caso la relazione rappresentante-membro della famiglia rimane sostanzialmente un mistero, mentre ben evidente è l’effetto della costellazione sul paziente. Angelo ce lo conferma: “Per quindici venti minuti ho dovuto lasciar agire i rappresentanti che, interrogati da Hellinger, gli spiegavano come si sentivano nelle rispettive posizioni. Quando infine i legami nascosti sono emersi ho preso il posto del mio rappresentante nella costellazione. Piangevo mentre guardavo mio padre (o meglio il suo rappresentante) con occhi nuovi. A stento gli ho detto le battute che lo psicoterapeuta mi suggeriva: ‘Mi sono sentito in colpa al posto tuo. Adesso per favore riprenditi i tuoi sensi di colpa’. Mentre lui, visibilmente provato, ribatteva ‘mi assumo la mia responsabilità, la colpa è mia e me ne faccio carico’ mi sono sentito più libero e leggero. Mai avrei pensato di poter risolvere il mio senso di oppressione in questo modo, ristabilendo un ordine all’interno della mia famiglia, ridando così dignità e onore alla prima moglie di mio padre che era stata esclusa.”

    “Ma bisogna prestare attenzione”, avverte Paola Bastianoni, docente di psicologia all’università di Lecce e conoscitrice del metodo Hellinger: “Le costellazioni familiari non vanno confuse con un percorso di psicoterapia. Espressioni come ‘Papà ti lascio al tuo destino’, ‘Tu sei la madre e io la figlia’ o ancora ‘Tu sei mio padre e mi hai dato la vita. Te ne sono grato. Ma lascio che tu ti assuma le tue responsabilità e le tue colpe e ti lascio andare’ pronunciate al termine della rappresentazione sono indubbiamente frasi guaritive che restituiscono a ognuno un posto nel sistema famiglia. Tuttavia il paziente dovrebbe essere accompagnato dal terapeuta-costellatore o da un altro professionista a gestire emotivamente la nuova situazione emersa.”

     
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0 replies since 22/1/2009, 15:58   77 views
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