L’annullamento del dolore

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  1. isaefrenk
     
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    Osserviamo il mondo che ci circonda e non possiamo che scoprire lacrime e dolore. Ecco che il nostro essere ne è turbato, e noi stessi ne soffriamo. In questo turbamento, la nostra anima si sofferma e pare che il creato altro non sia che l’opera mostruosa di un dolore senza fine.
    Chi prova questo turbamento è già avvantaggiato rispetto a chi non lo prova affatto. Si dice che chi rimane insensibile al dolore è crudele, mentre chi soffre del dolore altrui è nella giusta posizione: vorrei esaminare se ciò corrisponde alla realtà e, soprattutto , se è fattivo.
    Vi sarete più volte chiesti se i maestri, coloro che sono giunti alla libertà del loro essere, soffrono del dolore di chi è ancora avvinto dei ceppi della schiavitù. Vi sarete domandati se chi ha raggiunto la più alta beatitudine in dio può godere di questa immensa , celestiale esistenza pensando che i suoi fratelli giacciono ancora nel dolore e nella densità della materia.
    Se è vero che l’insensibilità al dolore altrui può essere segno di crudeltà, è altresì vero che l’eccessivo soffermarsi sul dolore degli altri, che l’eccessivo timore del dolore, non sono affatto costruttivi. Quando vedete una creatura che giace ammalata, certo non fate in modo di ammalarvi anche voi per aiutarla. Quando vedete una creatura travolta dalle ruote di un veicolo, non fate certo in modo di essere anche voi travolti. Così, è inutile soffermarsi sul dolore degli altri senza cercare di estirparne la ragione.
    Il dolore non deve essere visto come un cupa condanna , ma come un mezzo di salvezza. Il dolore deve essere anelato alle sue stesse radici.
    Se vedete un mendicante che vi chiede l’elemosina, forse in un impeto di generosità vorreste donargli tutto ciò che avete per aiutarlo, ma in effetti che cosa avreste fatto? Non avreste risolto la situazione del mendicante, avreste solo transitoriamente risolto la manifestazione di un essere intimo che determina quella situazione. Così, non serve risolvere temporaneamente le manifestazioni di queste situazioni intime: occorre agire alla radice dell’individuo per estirparne la vera causa. Non serve togliere ciò che appare delle intime brutture: occorre togliere le intime brutture, risalire fino alla causa, all’origine.
    Udendo queste parole, subito l’uomo le prende a giustificazione della propria crudeltà e forse, d’ora in poi, si sentirà autorizzato a sorvolare sulle altrui sciagure. Ma non è questo che noi vogliamo significare.
    Voi dovete si comprendere, amare i vostri fratelli che giacciono nel dolore, ma non essere da questo dolore annientati.
    Dovete comprendere che quel dolore è a loro utile, e dovete cercarlo di alleviarlo non solo agendo su ciò che è al di fuori ma soprattutto sulle ragioni che lo determinano. E laddove non aveste questa potestà , ricordate quale è il dovere dell’individuo: quello di liberare se stesso , giacché l’umanità è fatta di individui e delle nostra liberazione scaturisce la liberazione dell’umanità tutta.
     
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  2. fcainero
     
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    Io credo che ogni sofferenza, fisica o sprirituale, sia un messaggio, un consiglio a cambiare qualcosa nel nostro modo di agire, vivere, amare. Ma come fare per interpretare questi messaggi? E come si può aiutare il prossimo a trovare risposte nella sofferenza senza vivere noi stessi le loro sofferenze?
     
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  3. isaefrenk
     
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    secondo noi più che cambiare il nostro modo di agire, è un cominciare ad ascoltarsi e comprenderci nelle nostre intenzioni poichè esse sono le motrici della nostra sofferenza, che seminiamo in questa vita e nelle precedenti
    i messaggi ci parlano del conflitto che è in atto dentro noi quindi tutto quello di esterno che ci vuole comunicare è sempre diretto al nostro intimo, come uno specchio, per riportarci in noi, tutto ci parla di noi
    per aiutare gli altri a trovare risposte nella sofferenza bisogna che prima tu trovi le risposte, poichè le leggi che muovono la sofferenza sono uguali per tutti
    un abbraccio
     
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  4. fcainero
     
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    E come fare per capire le leggi che muovono la sofferenza? L'esperienza può aiutare almeno un minimo a comprendere queste leggi o comunque c'è un cammino particolare da seguire?
     
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  5. isaefrenk
     
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    quando riscopri il perchè soffri, riscopri le leggi e le esperienze che da la vita sono la nostra scuola per ampliare la coscienza, senza il passaggio nel piano fisico non si evolve, anche quelle entità che ora hanno lasciato la ruota delle nascite e delle morti sono passati dal piano fisico
     
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4 replies since 16/6/2009, 13:08   125 views
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