Qualcosa sulla plasticità mentale…

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    Qualcosa sulla plasticità mentale…
    pubblicata da Illimited il giorno domenica 2 gennaio 2011 alle ore 20.21

    Avrai probabilmente già sentito questo termine nei documentari o su qualche rivista, ma…ci rendiamo veramente conto di cosa potrebbe portare nelle nostre vite?
    Oggi, abbiamo le prove scientifiche che qualsiasi parte del nostro cervello è modellabile (anche se con difficoltà a volte) e che le zone corticali di tale o tale funzione sensoriale (tatto, vista, udito…) possono rimpiazzarsi con le altre, o che le funzioni motrici (quelli che comandano i nostri muscoli) possono anche loro rimpiazzarsi l’un l’altra. Questo apre uno spiraglio di possibilità incredibile e ci siamo resi conto che sotto l’influenza di emozioni, immagini, pensieri e azioni diverse, i nostri neuroni:

    - possono svilupparsi fino a decuplicare la loro taglia e moltiplicare le loro sinapsi all’infinito
    - possono adattarsi a delle nuove “missioni” fino a rimpiazzarsi l’uno altro (per esempio la vista con l’udito)
    - possono riorganizzare completamente il nostro cervello in seguito ad un incidente o ad un operazione (e utilizzare solo una parte del nostro cervello per fare quasi tutto)

    Pensare diversamente?
    Nel 1959, Pedro Bachy-Rita ha un incidente di macchina e si ritrova paralizzato da un incidente vascolo-cerebrale (AVC). I medici dicono che sarà emiplegico a vita e che i suoi giorni sono contati. I figlio di Pedro, George, rifiuta di pensare che suo padre non abbia possibilità e ha un ispirazione delirante: pensa a suo padre come ad un neonato e pensa che dovrebbe iniziare ad insegnarlo a camminare da zero. Con l’aiuto di un amico e con diversi attrezzi di fortuna, George mette il suo padre a pancia in giù nel giardino per farlo strisciare per poi farlo camminare a quattro zampe (sotto lo sguardo scioccato dei vicini!”). Ma l’esperimento riesce molto meglio del previsto, e un anno dopo, Pedro suona il piano, danza, e inizia a ridare corsi alla facoltà dove insegnava. Inutile dirvi che I medici sono rimasti allibiti di questo miracolo (anche se noi sappiamo che di questo non si tratta).
    Cosi, è solo dopo un po di tempo che il termine Neuroplasticità viene conosciuto dell’altro figlio di Pedro, Paul, ma all’epoca, nessuno ne parla, soprattutto i medici. Paul è infatti un genio che cerca tutto dappertutto ed era di ritorno da un viaggio all’estero quando scopre la Neuroplasticità. Ha vissuto in 10 paesi diversi e parla 6 lingue, aveva studiato medicina e psicofarmacologia e in quel momento, studiava pure ingegneria biomedicale e neurofisiologia dell’occhio. Mica male!
    Le sue letture transversali in materia di novità scientifiche l’avevano dunque portato a capire che il nostro sistema nervoso è un entità infinitamente piu elastica di quello che crediamo che sia.
    Quando muore Pedro, Paul farà fare un autopsia del cervello di suo padre, e scopre che il 97% dei nervi erano stati danneggiati dall’AVC. Pedro è dunque sopravissuto piu di 6 anni solo con il 3% delle sue connessioni neurologiche funzionanti ed erano con quelle che il suo figlio l’aveva reeducato! In piu, si vedeva chiaramente che in questi 3% di connessioni, i neuroni che c’erano, erano particolarmente sviluppati (come muscolosi) e questo permetteva al cervello di occuparsi delle funzioni vitali (quello che per i medici era allora inconcepibile).
    Paul, con il tempo, svilupperà una macchina incredibile che trasformerà le immagini in pulsioni elettroniche e questo permetterà alle persone cieche di vedere con la pelle. Ancora piu impressionante, 30 anni dopo sarà sviluppato su questo principio una macchina piccolissima che interagisce (sempre via pulsione elettroniche) direttamente sulla lingua della persona, e cosi, la persona cieca riesce ad evitare addirittura i proiettile di un arma a fuoco. Paul, oggi, ride e dice che con il suo concetto “posso collegare qualsiasi cosa a qualsiasi cosa!!!”.
    Oggi, la Medicina (anche grazie ai lavori di Paul) riconosce che esistono delle zone corticali che sono come “processi plastici interconnessi” suscettibili e capaci di intercambiarsi a volontà e secondo del bisogno della persona. Se una di queste zona si distrugge, può essere rimpiazzata da un'altra e l’altra “reeducata” ad avere la funzione della prima.

    Mai dire mai
    Fino a 30 anni fa, la medicina considerava che il cervello era geneticamente predestinato a compiere le stesse cose, e che dopo il primo anno di vita di un bambino, questo non avrebbe piu sviluppato altre strutture neurali. In effetti, pensavano che una volta strutturata, non era piu possibile cambiare la rete neurologica. Ma Michael Mezernich dimostrerà il contrario già negli anni 60: nel cervello (come nell’universo) niente si ferma mai, e tutto è sempre in evoluzione, compreso i sistemi neurali.
    Negli ultimi 30 anni, Mezernich va dimostrare che i neuroni si comportano come esseri indipendenti ma anche collettivi, in competizioni, e utilizzano le loro rete per conquistare i territori vacanti. I neuroni, in effetti, possono raddoppiare la loro taglia, la loro forza e soprattutto le loro connessioni che variano in proporzioni considerabili.
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