Gli alibi del non vivere

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  1. isaefrenk
     
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    Gli alibi del non vivere

    Qualcuno disse: “Nel momento che si nasce, si comincia a morire”.
    Noi diciamo: nasci all’oggi, morite all’ieri, e sarete sempre vivi e non cadaveri ambulanti.
    Ma voi non siete d’accordo; siete un po’ tutti degli stanchi e sfiduciati della vita,
    Senza entusiasmo, timorosi di vivere, timorosi di morire.
    “la vita è una prova”. Qua non c’è felicità. Bisogna cercare solamente di restare in grazia di dio per meritarsi la felicità eterna”: ecco il ritornello che da secoli si canta all’uomo come supremo conforto religioso. E quando gli uomini cercano qualcosa di più convincente, parlano gli “spiriti” con parole nuove: “Questo vostro non è il mondo della realtà. La vita comincia dopo la morte”.
    A voi piacciono queste spiegazioni perché vi scusano con voi stessi, e con gli altri, per quello che non avete fatto.
    Se interrogate una creatura che in vita non abbia fatto niente, vi risponderà che le è stato impedito di fare: malattie, colpi di destino, rovesci di fortuna e via dicendo. Sono tute evasione e scuse. Il mondo non è una valle di lacrime per disposizione divina, non è una terra a sé stante, ma è parte di quel Tutto - Uno che appunto si chiama universo, in cui ogni divisione è convenzionale, essendo unica la Realtà. Convincetevi di questo e la vita vi apparirà in una luce diversa. Se pensate infatti che essa sia un esilio per l’uomo, siete portati a trascorrerla in un modo che è un compromesso tra ciò che ritenete piacevole e ciò che fate con sforzo, chiudendovi, in questo tergiversare, alla realtà stessa della vita. Ogni avvenimento, ogni pensiero sono presi come pretesti per la continua evasione dalla vita. Le stesse verità comunicate da altri sono fraintese e usate come giustificazione al “non vivere” che voi fate nel vero senso della parola.
    Non dovete sfuggire a voi stessi, illudervi, ma essere esattamente edotti di tutti i “come” e i “perché” che determinano la vostra condotta. Non dovete pensare che la vita sia una prova, che la vita sia un castigo, che sia una e una sola delle mote incarnazioni necessarie al conseguimento della Realtà. Così facendo, voi riguardate alla vita come a qualcosa che bisogna sopportare di buon animo e che non è completa in sé: mentre proprio per questo è il più gran dono, perché la vita è completa in sé!
    Ognuno prende da essa esattamente quanto a lui fa bisogno. I maestri, Cristo stesso, nessuno può sostituirsi alla vita. La verità comunicata da un maestro può essere fraintesa, ma le lezioni che impartisce la vita no, quelle lasciano un’esatta traccia nell’individuo. Nessuna verità comunicata può essere tanto importante e tanto vera quanto quella che l’individuo scopre vivendo.
     
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