La riabilitazione del paziente anziano

definizione, indicazioni, controindicazioni

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  1. isaefrenk
     
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    Come si può definire la riabilitazione?

    L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la riabilitazione come “l’uso di tutti i mezzi volti alla riduzione dell’impatto della disabilità e della condizione di handicap allo scopo di permettere a persone disabili di ottenere una integrazione sociale”. L’accesso alla riabilitazione è un diritto fondamentale dell’uomo, come affermato dalla Carta dei Diritti delle Nazioni Unite attraverso gli Standard (1993), dall’Anno Europeo delle Persone con Disabilità (2003) e dalla Risoluzione n°58 dell’Assemblea Mondiale della Salute (2005).

    L’invecchiamento della popolazione dato dall’aumento dell’aspettativa di vita ha comportato un aumento sia del numero assoluto che del “peso” delle fasce di età più anziane. Parallelamente si è osservato nel tempo anche un’aumento della disabilità. La prevalenza della disabilità nella maggior parte dei paesi della comunità europea è intorno al 10%; tale percentuale tende ad aumentare notevolmente se consideriamo la popolazione con età superiore a 65 anni: si arriva a percentuali superiori al per cento. Questo si riflette, per le persone, in un aumento del carico assistenziale e, per la società, in un aumento dei costi di assistenza sociale e sanitaria.

    Com’è cambiato il ruolo della riabilitazione negli ultimi anni?

    L’aumento delle patologie cronico-degenerative conseguente all’invecchiamento ha comportato un incremento della crescita di soggetti disabili con conseguente esplosione della domanda di servizi di riabilitazione. A fronte di questo, nell’ultimo decennio, la riabilitazione in età geriatrica sta vivendo una fase di profonda trasformazione: da un passato recente di “Cenerentola” fra le prestazioni terapeutiche si è arrivati a un presente che la vede sempre più affermarsi: questo grazie ad una maggiore evidenza della sua efficacia e all’emergere di figure professionali ad elevata e specifica qualifica che operano sul soggetto anziano già disabile o ad alto rischio di disabilità non soltanto al fine di rieducare i deficit funzionali singoli ma anche per raggiungere la migliore qualità di vita residua possibile.

    Un approccio multidisciplinare alla condizione dell’anziano?

    La riabilitazione non deve essere identificata con la semplice rieducazione funzionale (che è solo uno degli strumenti tecnici) ma interviene sull’individuo nella sua globalità. Presupposto fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi sono: la presenza di un team multidisciplinare, l’impiego di protocolli validati e standardizzati, la continuità del programma terapeutico, il coinvolgimento attivo del malato e della famiglia. Deve essere sempre tenuto presente che nel soggetto anziano pesano enormemente ai fini del risultato la comorbilità, le ridotte riserve funzionali, l’atteggiamento psicologico del malato, degli operatori e, non ultimo, della famiglia. Per tale motivo l’intervento riabilitativo deve essere effettuato nell’ambito di un programma terapeutico assistenziale stabilito e condotto da un team multidisciplinare con il coinvolgimento del malato e della famiglia. Come già detto l’atto terapeutico riabilitativo si può rivolgere sia all’anziano malato a rischio di disabilità sia a quello già disabile: nel primo caso si prefiggerà come scopo di intervenire sulla perdita funzionale che consegue all’interazione invecchiamento e malattia, nel secondo caso tenterà di recuperare il livello massimo possibile di autonomia nell’anziano già disabile. Nel panorama geriatrico ci sono soggetti con molteplici comorbilità non invalidanti di per se stesse che hanno una capacità fisica ridotta tale da rendere difficoltose le abituali attività della vita quotidiana (ad esempio l’anziano fragile istituzionalizzato) ma anche soggetti con specifiche patologie invalidanti, molto spesso associate a più comorbilità “inferiori”.

    Esempio di patologie invalidanti in geriatria sono: l’ictus cerebri, la malattia di Parkinson o i parkinsonismi, l’infarto miocardico, lo scompenso cardiaco, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, l’osteoporosi con le conseguenti fratture, l’osteoartrosi, l’artrite reumatoide. Per tali patologie si seguiranno specifici strumenti finalizzati al recupero funzionale migliore per il malato; tali strumenti possono essere la chinesitrapia, la terapia fisica, la terapia occupazionale.
    Elemento chiave per l’ottenimento di un risultato riabilitativo è la compliance del malato cioè il grado di collaborazione (che può essere ridotto in presenza di gravi comorbilità associate o di patologie specifiche come la depressione o il deterioramento cognitivo).
    Deve però essere specificato che l’intervento riabilitativo può essere volto anche al soggetto con deterioramento cognitivo nelle fasi iniziali al fine di mantenere e ottimizzare le diverse funzioni: la cognitività, il linguaggio, il sonno, l’affettività, la motricità ecc ecc.

    In quali condizioni l’atto riabilitativo è sconsigliato?

    Se è vero che la riabilitazione nelle patologie cronico degenerative molto frequenti nell’anziano è una prestazione terapeutica importante è anche vero che esistono specifiche condizioni cliniche che ne sconsigliano l’uso. La finalità dell’atto riabilitativo deve essere quella di mantenere o migliorare le performance funzionali e quindi migliorare la qualità della vita del soggetto anziano fragile; non può essere e non deve essere uno strumento fatto “per far vedere che si fa qualcosa” o ancor peggio un atto che provoca disagio al soggetto. Controindicazioni all’atto riabilitativo possono essere lo scompenso cardiaco grave, la presenza di aritmie maligne, le valvulopatie emodinamicamente significative, l’angina instabile o refrattaria alla terapia, la condizione di terminalità del soggetto.
    A fronte della necessità di compliance del malato al trattamento riabilitativo la demenza grave risulta anch’essa essere una controindicazione.

    La vorticosa crescita della fascia di popolazione over 65 anni ha imposto una riorganizzazione sanitaria tale da dover riconoscere all’approccio geriatrico e riabilitativo un ruolo fondamentale al fine di garantire la diminuizione della disabilità e conseguentemente il miglioramento della qualità di vita nelle fasce di età più a rischio. Tale approccio, proprio per le sue caratteristiche di multidisciplinarietà, ha dimostrato di essere quello più idoneo e che permette di avvicinarsi alla tanto sperata continuità assistenziale.
    http://it.health.yahoo.net/c_special.asp?id=21549&s=1&c=59
     
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