Farmaci per alleviare il dolore

farmaci utilizzati nel trattamento del dolore sono chiamati antidolorifici o analgesici.

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  1. isaefrenk
     
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    I farmaci utilizzati nel trattamento del dolore sono chiamati antidolorifici o analgesici.
    In relazione alla natura chimica, al meccanismo d’azione, alle indicazioni e al tipo di prescrizione medica con cui sono dispensati si distinguono in analgesici non-oppioidi e analgesici oppioidi.
    I primi sono impiegati nel sollievo del dolore lieve e moderato e comprendono i farmaci antinfiammatori non steroidei come l’aspirina (FANS) e farmaci prevalentemente antidolorifici come il paracetamolo.
    I FANS infatti, oltre ad avere proprietà antinfiammatorie ed antipiretiche, sono anche antidolorifici e costituiscono la classe di farmaci più utilizzati per alleviare il dolore.
    Gli analgesici oppioidi, invece, sono indicati nel trattamento del dolore cronico grave di qualsiasi origine compresa quella tumorale e nella terapia del dolore dei malati terminali e comprendono farmaci come la morfina e la codeina.
    http://it.health.yahoo.net/c_special.asp?id=20227&c=59&s=1

    Farmaci per alleviare il dolore: le domande più comuni
    A cura de Il Pensiero Scientifico Editore
    Ultimo aggiornamento: 14/11/2007 14.57.58



    Soffro di artrite reumatoide e prendo quotidianamente l’aspirina, però ho anche dei problemi di pressione alta. Corro dei rischi?

    Nel caso in cui la pressione sia tenuta sotto controllo con farmaci antiipertensivi, si può tranquillamente prendere l’aspirina. È necessario comunque il consiglio del medico che valuterà le condizioni generali.

    Ho preso una compressa di aspirina per il mal di testa e mi è venuto un forte prurito. Il prurito mi è passato ma in questi giorni ho ancora mal di testa. Posso prendere di nuovo l’aspirina?

    In caso di reazione allergica si deve assolutamente evitare di assumere non solo l’aspirina, ma anche tutti gli altri farmaci della stessa classe (FANS). Le reazioni allergiche ai farmaci possono essere anche molto pericolose, quindi è consigliabile rivolgersi al medico che prescriverà un farmaco sicuro.

    Soffro di ulcera peptica e di tanto in tanto prendo degli antidolorifici da banco per il mal di schiena. Spesso però dopo aver preso il farmaco mi viene mal di stomaco. Come mai?

    Perché molti analgesici e in particolare i FANS possono provocare effetti indesiderati a livello gastrointestinale. Quindi in presenza di ulcera peptica si devono utilizzare altri farmaci, come ad esempio il paracetamolo che, pur avendo proprietà analgesiche simili ai FANS, è meno irritante per lo stomaco.

    Mio padre ha l’osteoartrosi e prende quotidianamente l’ibuprofene. Da un paio di settimane però la terapia sembra non avere più effetto. Esistono dei farmaci più potenti?

    Sì, un effetto analgesico maggiore si può ottenere tramite la combinazione di più farmaci antidolorifici, come ad esempio l’associazione ibuprofene-paracetamolo. Oppure, nei casi più gravi, si può ricorrere a farmaci che nella loro formulazione hanno un analgesico non oppioide e un antidolorifico oppioide come la codeina. È sempre necessario in questi casi chiedere consiglio al proprio medico.

    Mio figlio di 4 anni ha spesso mal di testa. Posso dargli la stessa pastiglia per il dolore che prendo io dimezzando la dose?

    No, non è sufficiente ridurre la dose poiché non tutti i farmaci sono sicuri in età pediatrica.
    Infatti sotto i 16 anni i farmaci analgesici antinfiammatori devono essere usati con cautela e dietro indicazione medica. Non ci sono problemi invece con il paracetamolo che può essere utilizzato nei bambini. In ogni caso, se gli episodi di mal di testa sono frequenti è opportuno consultare il medico per comprenderne le cause.

    Aspetto un bambino. Sono al terzo mese. Da qualche giorno ho mal di testa e un po’ di febbre. Posso prendere un analgesico?

    Per abbassare la febbre e per il dolore si può prendere il paracetamolo, che non comporta rischi in gravidanza e durante l’allattamento. In gravidanza va invece evitata l’assunzione di farmaci analgesici antinfiammatori come l’aspirina, soprattutto per trattamenti a lungo termine.

    Mio padre ha subito un intervento per un tumore alla prostata e gli è stata prescritta una terapia per il dolore a base di morfina. Lui però ha paura di diventare dipendente. Come posso tranquillizzarlo?

    Se la morfina è somministrata alla dose e nel modo appropriato, il rischio di diventare dipendenti è piuttosto basso.

    Sto assistendo un malato terminale che utilizza la morfina per la terapia del dolore. Ogni quanto tempo devo andare dal medico per la prescrizione?

    La legislazione che regola la dispensazione degli stupefacenti è stata semplificata: prima il medico poteva prescrivere su un’unica ricetta una terapia non superiore agli otto giorni; adesso invece i giorni sono diventati trenta. È quindi possibile recarsi dal medico anche solo una volta al mese.

    Mia madre ha avuto un cancro alle ovaie e purtroppo ora ha metastasi ossee. Per alleviare il dolore quali sono i farmaci più indicati senza dover ricorrere alla morfina?

    Possono essere utili il naproxene e l’indometacina. Se non dovessero essere efficaci, ulteriori approcci terapeutici nel trattamento del dolore da metastasi ossee sono la radioterapia, la somministrazione di bifosfonati e l’utilizzo di radioisotopi come lo stronzio. Comunque è il medico a prescrivere la terapia più idonea.

    Ho letto sul giornale che la cannabis può essere utilizzata nella terapia del dolore. Pensavo fosse una droga…

    Anche se siamo abituati a pensare alla cannabis come ad una droga, questa sostanza ha numerose proprietà terapeutiche, tra cui il controllo del dolore cronico. In Italia i cannabinoidi non sono in vendita nelle farmacie ma nel corso degli ultimi anni si sono succedute varie proposte di legge finalizzate all’approvazione dell’uso di queste sostanze nella terapia del dolore dei malati terminali.

    L’utilizzo dei cannabinoidi nella terapia del dolore dei malati terminali potrebbe avere dei vantaggi rispetto alla morfina?

    I cannabinoidi potrebbero essere usati nei casi in cui il paziente non tollera la morfina oppure possono essere somministrati in associazione agli oppiacei limitandone il dosaggio con conseguente riduzione degli effetti indesiderati legati alla morfina.

    Mio fratello è un malato terminale e prende ogni giorno la morfina per il dolore. Ultimamente il medico ha dovuto aumentare la dose e lui ha sempre mal di pancia. Può esservi una relazione tra le due cose? E se sì, esistono altri farmaci per il dolore adatti al suo caso?

    Probabilmente vi è una relazione tra l’assunzione di morfina e il mal di pancia. È necessario avvertire subito il medico, poiché tra gli effetti indesiderati della morfina vi è anche il blocco intestinale che in queste condizioni può essere molto pericoloso. Esistono altri farmaci per la terapia del dolore, come ad esempio i cannabinoidi che però in Italia non sono in vendita nelle farmacie aperte al pubblico.

    Mia madre non può prendere gli analgesici oppiacei per la terapia del dolore poiché non sopporta gli effetti indesiderati. Il medico mi ha detto che si potrebbe provare con una terapia a base di cannabinoidi facendoli arrivare dall’estero. Mi spiega come?

    I cannabinoidi per la terapia del dolore sono in vendita in diversi paesi europei e il medico può richiederne l’importazione dall’estero tramite l’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della Salute.

    A mia suocera è stata diagnosticata una neuropatia periferica derivante dal diabete. Soffre di forti dolori e bruciore alle gambe. Ho provato a darle un antidolorifico da banco ma senza risultato. Quali farmaci sono indicati?

    In questo caso per alleviare il dolore vengono utilizzati farmaci appartenenti a varie classi, tra cui antiepilettici, antidepressivi, anestetici locali e oppioidi come morfina e codeina. Sono comunque tutti farmaci che richiedono la ricetta medica, quindi è necessario rivolgersi al proprio medico che valuterà la situazione e prescriverà il farmaco più adatto.

    Ho l’artrite e sto seguendo una cura con un analgesico. Ieri ho dimenticato di prendere la pastiglia. Stamattina posso prenderne due?

    Se si dimentica di prendere il farmaco e non è passato troppo tempo è comunque consigliabile assumerlo. In caso contrario non bisogna prendere la pastiglia, ma aspettare l’orario della dose successiva. È importante sapere che in questi casi non si deve raddoppiare la dose.

    Sto allattando mio figlio. Da un po’ di tempo soffro di mal di testa, posso prendere un antidolorifico?

    Sì durante l’allattamento è consigliato l’uso del paracetamolo. Altri farmaci come l’aspirina sono invece controindicati, quindi nel caso in cui non sia possibile assumere il paracetamolo, è opportuno rivolgersi al medico.

    Tutti gli analgesici sono venduti dietro presentazione di ricetta medica?

    Ad esclusione dei farmaci da banco (OTC), tutti gli altri analgesici richiedono la ricetta medica.

    Esistono i generici dei farmaci per alleviare il dolore? E se sì, hanno la stessa azione?

    Esistono i generici della maggior parte dei farmaci analgesici non-oppioidi. In linea di massima l’efficacia è sovrapponibile. È sempre bene però chiedere consiglio al medico o al farmacista.

    Per verificare i farmaci, i generici, le confezioni e i prezzi
    consulta il sito del Ministero della Salute

    A cura del Centro Studi Comunicazione sul Farmaco
    Università degli Studi di Milano
    http://it.health.yahoo.net/c_special.asp?id=20228&c=59&s=1


    Fare attenzione a…



    La persona anziana deve prestare particolare attenzione all’uso dei farmaci per i seguenti motivi:



    spesso deve utilizzare un gran numero di farmaci differenti e ciò aumenta il rischio di interazioni e di reazioni avverse;
    il metabolismo è più lento e per questo cibo e farmaci sono assorbiti e smaltiti più lentamente; ciò significa che i farmaci restano nell’organismo per un periodo maggiore prima di essere eliminati, con conseguente accumulo nell’organismo;
    con l’invecchiamento, il sistema nervoso mostra un aumento di sensibilità a molti farmaci utilizzati comunemente, come analgesici oppioidi, benzodiazepine, antipsicotici e farmaci antiparkinson, tutti da usare con cautela. In modo analogo, altri organi potrebbero essere più sensibili all’effetto di alcune molecole, per esempio gli antipertensivi o gli antinfiammatori non steroidei.
    Per queste ragioni gli anziani hanno una maggior predisposizione a manifestare effetti collaterali o ad accumulare una dose eccessiva di farmaco nell’organismo.



    I più comuni effetti collaterali che si possono manifestare negli anziani sono:



    disordini allo stomaco;
    vista annebbiata o comunque problemi nella visione;
    sbalzi dell’umore;
    infiammazioni cutanee.
    Come prevenire gli effetti collaterali dei farmaci



    Prendere una medicina solo se si ha un’effettiva necessità e solo su consiglio del medico.
    Se si riscontrano degli effetti collaterali ricordarsi di prenderne nota e riferirli immediatamente al proprio medico curante.
    Ricordare sempre al proprio medico quale terapia si sta seguendo e se si prendono integratori, vitamine, prodotti fitoterapici o naturali. Anche i farmaci da banco vanno inclusi nella lista.
    Se si viene visitati da diversi specialisti è bene mostrare le scatole delle differenti medicine che si stanno assumendo in modo che il medico possa prescrivere la terapia più appropriata senza medicine che interagiscano tra loro.
    Se si necessita di un farmaco per curare una patologia diversa da quella per cui si è in cura, ricordarsi di chiedere al medico se esiste una medicina che può curarle entrambe (per esempio alcuni farmaci per il controllo della pressione arteriosa sono degli ottimi rimedi per le forme di emicrania).
    Informarsi sui farmaci che si stanno assumendo. Per qualsiasi dubbio non esitare a rivolgersi al proprio medico curante o al proprio farmacista e leggere sempre il foglio illustrativo (o farselo leggere).
    Seguire le istruzioni del medico ed essere sicuri di aver capito come prendere le medicine: con quale modalità, frequenza ed orario.
    Prendere sempre le medicine prescritte dal medico.
    Discutere con il medico quale forma farmaceutica possa essere la più appropriata (liquida o solida).
    Prendere le compresse o le pastiglie con molta acqua per favorire l’ingestione.
    Rivedere regolarmente la terapia, cioè finita la terapia riferire al medico gli eventuali miglioramenti o se non ci sono stati gli effetti sperati.
    Un modo semplice per prendere le medicine


    In alcuni casi può essere difficile prendere le medicine in modo corretto. Ci sono persone anziane che non vedono bene, che non hanno un buon uso delle mani o che dimenticano facilmente le cose. Ecco alcuni suggerimenti per rendere le cose più facili:



    leggere sempre l'etichetta in una zona ben illuminata per essere sicuri di non confondersi;
    trovare dei sistemi per non dimenticare di prendere le medicine, per esempio prenderle sempre alla stessa ora, ai pasti o prima di coricarsi;
    segnare sul calendario oppure chiedere ad un familiare, all'infermiera o a qualsiasi operatore sanitario di ricordarvi di prendere le medicine;
    chiedere al medico di fare prescrizioni semplici con dosaggi e modalità facili da ricordare.
    http://it.health.yahoo.net/c_special.asp?id=14706&c=59&s=1

    Cosa si intende per farmaco generico?



    Il farmaco generico è un medicinale il cui principio attivo (ossia la sostanza che svolge l’azione farmacologica) è già ampiamente utilizzato in terapia e non è più coperto da brevetto. È un farmaco esattamente equivalente dal punto di vista qualitativo e quantitativo al suo “gemello” già in commercio ma costa di meno (si risparmia almeno il 20 per cento) e ha un nome diverso. Secondo la definizione data dalla legge finanziaria del 1996, i farmaci generici sono “medicinali, a base di uno o più principi attivi, prodotti industrialmente, non protetti da brevetto o da certificato di protezione complementare, identificati dalla denominazione comune internazionale (DCI) del principio attivo o dalla denominazione scientifica del medicinale, seguita dal nome del titolare della autorizzazione all’immissione in commercio (AIC)”



    Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, i farmaci generici sono farmaci "bioequivalenti”, ossia farmaci che, rispetto alla specialità di riferimento, hanno una biodisponibilità simile (la stessa velocità di assorbimento e percentuale assorbita). Per determinare la bioequivalenza esistono dei criteri standardizzati a livello europeo (EMEA, European Agency for the valutation of medicinal products). Le ditte che li producono devono dimostrare che il loro generico è equivalente per efficacia e sicurezza al farmaco già registrato. Poiché il principio attivo è lo stesso, le aziende non devono presentare tutti i documenti che certificano l’efficacia clinica, già presentati per la registrazione della specialità medicinale, ma solo la “bioequivalenza” del generico.



    Quanti tipi di “generici” sono in commercio? E quali caratteristiche hanno?



    I farmaci generici vengono messi in commercio con il nome del principio attivo, la cosiddetta Denominazione Comune Internazionale (DCI), senza un nome commerciale definito. In Italia esistono due categorie di generici classificate dal Ministero della Salute in:



    generici unbranded, ossia medicinali commercializzati sotto la DCI seguita dal nome del produttore;
    generici branded o specialità analoghe, ossia copie di specialità farmaceutiche recanti un proprio nome commerciale distintivo (per esempio, cardioaspirina e aspirinetta sono i nomi commerciali per due specialità contenenti lo stesso principio attivo cioè l’acido acetilsalicilico).
    Il Ministero della Salute ha stabilito che i farmaci generici, confrontati con le specialità medicinali di riferimento, devono avere le seguenti caratteristiche:




    non essere coperti da brevetto;
    avere lo stesso principio attivo, che è la sostanza responsabile del loro effetto farmacologico;
    avere uguale forma farmaceutica di somministrazione (ad esempio compresse o fiale) uguale modalità di rilascio, stesso numero di unità posologiche (cioè uguale numero di compresse o fiale per confezione) e dosi unitarie uguali;
    avere le stesse indicazioni terapeutiche e quindi le stesse controindicazioni dei farmaci brevettati;
    la loro produzione deve essere sottoposta agli stessi controlli e procedure di registrazione e vigilanza che il Ministero della Salute riserva a tutte le specialità in commercio.
    Cos’è il brevetto di un farmaco?



    In ogni Stato esiste una precisa normativa che regola il brevetto dei farmaci. Nella maggior parte dei paesi, i brevetti garantiscono a chi trova qualcosa di nuovo e utile di commercializzarlo in esclusiva per almeno 20 anni. Allo scadere della copertura brevettuale, altre aziende autorizzate potranno produrre e commercializzare lo stesso prodotto come generico.



    Ma come nasce un farmaco? La vita di un farmaco inizia molto tempo prima della sua commercializzazione (10 o 12 anni circa). Per poter ottenere un nuovo farmaco efficace si inizia con la sintesi chimica di centinaia di molecole simili. Analisi di attività individuano tra questi composti il principio attivo potenzialmente valido. A questa prima analisi, relativamente breve (1-2 anni), seguono le analisi di efficacia e quelle di tollerabilità per valutarne gli effetti collaterali. Se dopo questo periodo di tempo (circa 4-6 anni) il farmaco ha dimostrato la sua validità, si passa alle sperimentazioni cliniche, quindi si studia anche quale sia la forma di somministrazione più adatta. Infine, bisogna intraprendere la procedura di registrazione presso le diverse autorità. Se tutto è andato a buon fine, l’azienda può immettere il nuovo farmaco sul mercato. Ma a volte capita che lungo questo percorso l’azienda debba ricominciare da capo perché il farmaco non ha superato uno dei passaggi dell’analisi. Questo lungo percorso ha un costo notevole per le aziende che investono in ricerca e che, fino all’immissione in commercio del farmaco, non hanno un ritorno economico.



    Per tutti questi motivi se il farmaco è davvero utile ed innovativo, i meccanismi economici devono “premiare” l'azienda che lo ha scoperto e ha investito nella ricerca. Perciò sono fondamentali i brevetti: se non ci fossero sarebbe possibile per un'altra azienda fabbricare una 'copia' identica all'originale e venderla ad un prezzo più basso, non avendo investito nella fase di ricerca e sviluppo. Così si annullerebbe ogni motivazione per le aziende orientate alla ricerca: tutti copierebbero piuttosto che “creare” con il risultato che, in poco tempo, non ci sarebbe più nulla da copiare e, cosa più grave, non ci sarebbe più nulla di originale ed innovativo.



    Le domande più frequenti sui generici



    Che cos'è un farmaco generico?

    Il generico è un farmaco di qualità?

    Qual è il vantaggio dell'utilizzo del farmaco generico?

    Come si può sostituire il farmaco che si assume normalmente con un farmaco generico?

    È possibile richiedere al farmacista un farmaco generico?

    Qual è la modalità di prescrizione?

    Il farmacista può sostituire il generico prescritto dal medico?

    Per i farmaci a totale carico del paziente (farmaci di fascia C) è possibile sostituire il farmaco prescritto sulla ricetta con uno generico?

    Come mai il farmaco generico non è ancora molto utilizzato in Italia?



    Che cos'è un farmaco generico?

    Si tratta di un medicinale il cui principio attivo (la sostanza cioè che svolge azione curativa ), già ampiamente utilizzato in terapia, non è più coperto da brevetto. È un farmaco, quindi, esattamente equivalente a quello da cui deriva, è perfettamente intercambiabile, contiene la stessa quantità di principio attivo, si assume alle stesse dosi, con le stesse modalità e per le stesse indicazioni terapeutiche.



    Il generico è un farmaco di qualità?

    Sì, infatti deve superare gli stessi controlli di qualsiasi altro medicinale prima di ottenere dal Ministero della Sanità l'autorizzazione ad essere commercializzato. Questi controlli ne garantiscono completamente non solo la qualità ma anche la sovrapponibilità alla corrispondente specialità medicinale da cui deriva. Il farmaco generico contiene un principio attivo (la sostanza cioè che svolge l’azione curativa) utilizzato già da parecchi anni e che possiede quindi un'efficacia nota e documentata. Il farmaco generico ha la stessa sicurezza della corrispondente specialità medicinale da cui deriva. Ne consegue, però, che proprio a causa di questa completa sovrapponibilità, il farmaco generico ha gli stessi effetti collaterali e le stesse precauzioni d'uso della corrispondente specialità medicinale.



    Qual è il vantaggio dell'utilizzo del farmaco generico?

    Il risparmio economico che è compreso tra il 20 e il 50 per cento rispetto alla specialità da cui deriva e la sicurezza, per il paziente, di usare gli stessi principi attivi sicuri ed efficaci cui è abituato. Questo vantaggio, per quanto riguarda il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), si traduce in un migliore utilizzo delle risorse: infatti, risparmiando sulla spesa per alcuni gruppi di farmaci, il SSN può reinvestire in migliori servizi erogati a tutta la popolazione. Il risparmio rispetto al costo della corrispondente specialità medicinale, inoltre, è direttamente percepito dal cittadino quando acquista il farmaco generico a proprio carico. Dal 1/07/2001, come prevede la Legge Finanziaria 2001, il SSN rimborsa totalmente le prescrizioni in base al costo medio inferiore calcolato sulle diverse specialità medicinali e/o farmaci generici in commercio, purché esattamente bioequivalenti. La differenza di costo per la prescrizione di un farmaco identico, ma a prezzo più alto, è a totale carico del cittadino.



    Come si può sostituire il farmaco che si assume normalmente con un farmaco generico?

    Per poter cambiare il farmaco che si assume normalmente con un farmaco generico è necessario l'intervento del proprio medico curante, che indicherà sulla ricetta il nome del farmaco generico corrispondente. Si possono ricevere informazioni anche direttamente dal proprio farmacista, che indicherà se esiste o meno l'equivalente generico del farmaco che si sta assumendo.



    È possibile richiedere al farmacista un farmaco generico?

    È sicuramente possibile chiedere informazioni al farmacista sull'esistenza del farmaco generico equivalente alla specialità che si sta assumendo. È però compito del medico curante valutare se sostituire o meno il farmaco in uso con un generico ed eventualmente fare la nuova ricetta.



    Qual è la modalità di prescrizione?

    Il farmaco generico ha le stesse modalità di prescrizione della corrispondente specialità medicinale. Quando viene prescritto in regime di SSN, viene rimborsato con gli stessi criteri della specialità medicinale da cui deriva.



    Il farmacista può sostituire il generico prescritto dal medico?

    Sì, se il medico non ne fa espressamente divieto sulla ricetta: il farmacista può sostituirlo con un medicinale equivalente purché ci sia l’accordo del paziente. No, se il medico appone la scritta “farmaco non sostituibile” sulla ricetta, opponendosi così a qualunque sostituzione. È da precisare che quando il medico appone la non sostituibilità del medicinale prescritto o quando il paziente non accetti la sostituzione proposta dal farmacista, la differenza di prezzo tra il medicinale dispensato e quello massimo di rimborso è a carico del paziente (ad eccezione degli invalidi di guerra titolari di pensioni vitalizie)



    Per i farmaci a totale carico del paziente (farmaci di fascia C) è possibile sostituire il farmaco prescritto sulla ricetta con uno generico?

    Dal 31 maggio 2005 il farmacista deve informare l’acquirente dell’esistenza di un farmaco equivalente meno costoso e può consigliare la sostituzione, a meno che il medico abbia scritto sulla ricetta che il farmaco non è sostituibile.



    Come mai il farmaco generico non è ancora molto utilizzato in Italia?

    Probabilmente perché il farmaco generico è ancora una ''novità'' in l'Italia, in quanto la normativa che ne disciplina la commercializzazione è relativamente recente (1996). Attualmente (anno 2004) i generici coprono solo il 10 per cento della spesa farmaceutica a carico del SSN e il 21 per cento circa delle prescrizioni totali. Negli Stati Uniti, in Inghilterra, Germania, Francia e Paesi Bassi, invece, essendo commercializzati da più tempo ed essendoci più molecole libere da brevetto, i farmaci generici raggiungono percentuali di vendita e di utilizzo tra il 22 per cento e il 50 per cento del mercato farmaceutico totale.
    http://it.health.yahoo.net/c_special.asp?id=13085&c=59&s=1
     
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