Lucio Battisti, lo studio di registrazione Il Mulino

Il Mulino era lo studio di registrazione creato da Mogol e Battisti

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  1. isaefrenk
     
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    © Roberto Masotti. Il Mulino
    FULVIO ZAFRET: «Per circa quindici giorni si elaborava, si inventava e si mangiava benissimo. Lo studio il Mulino era appunto un vecchio mulino, completamente ristrutturato, e comprendeva stanze da letto, una serie di saloni con divani e caminetto e una meravigliosa cucina gestita dai genitori di Gianni Dall’Aglio, storico batterista di Lucio. I due gestori, genovesi DOC, cucinavano in modo esemplare, e il momento dei pasti era delizioso. Lo studio era, per l’epoca, tecnologicamente all’avanguardia, ed era situato in una suggestiva vallata, vicino a un lago. Ricordo che ogni mattina una gallina veniva a deporre un uovo dietro la porta della regia che comunicava direttamente con lo spiazzo davanti allo studio: era diventato un rito, verificare tutte le mattine se c’era l’uovo. A conferma dell’atmosfera bucolica che si respirava al Mulino, nello stesso periodo, per circa una settimana ci sono stati i Pooh a fare delle prove; montarono gli strumenti in un enorme terrazzo coperto, realizzato tutto in legno, dal quale si godeva un bellissimo panorama sul bosco antistante lo studio e in fondo il lago.»

    ROBERTO MASOTTI: «Fui contattato da Claudio Bonivento, ora noto regista e produttore cinematografico, allora in forza alla Numero Uno. A quel tempo ero il fotografo ufficiale della rivista Gong, e il mio lavoro era sotto gli occhi di molti; lavoravo anche per altre testate, e questo attraeva i responsabili, che intravedevano una più ampia circolazione per le foto e speravano che queste stimolassero degli articoli. Anche il mio lavoro per la Cramps o per Bla Bla, Area, Battiato, Finardi circolava parecchio ed era apprezzato. Nel 1973 avevo pubblicato foto su due dischi di Keith Jarrett, su ECM e Impulse. Il Mulino andava presentato tramite un occhio più filtrato dalla musica o dalla ben architettata fascinazione sonora del luogo, una specie di sguardo del musicista che abbinasse a quel posto il sogno di esprimersi liberamente e senza condizionamenti.

    Si usciva dalla città e si raggiungeva la campagna, un casale rimesso a posto con i dovuti tratti rustici. Oggi sarebbe stato un agriturismo-style , un luogo confortevole e rassicurante dove un gruppo di musicisti poteva ritirarsi a provare e a incidere isolandosi da influenze esterne. C’era uno scorcio attraverso una finestra del primo piano, sulla campa-gna, assolutamente idilliaco, che ho fissato in fotografia. Riassumeva la magia del luogo. Lo spazio era stato risolto in modo funzionale e permetteva di avere regia e sala con gabbie e gabbiotti più ristretti per gli strumenti da isolare. Alcune macchine erano all’avanguardia e praticamente in ‘esclusiva’, dati i costi. Molti musicisti erano passati dagli studi di Londra, e anche i produttori più avveduti sapevano oramai come si realizzavano i dischi.»

    © 2008, Tratto da "Lucio Battisti. Due ragazzi attraversano l'estate", Sperling & Kupfer editore.
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