La nascita di Pinocchio

a cura di Lucia Varrasi

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  1. isaefrenk
     
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    La casa di Geppetto era una stanzina terrena che pigliava luce da un sottoscala. La mobilia non poteva essere più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e accanto al fuoco c'era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo che pareva fumo davvero.
    Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino.
    "Che nome gli metterò? - disse fra sé e sé -. Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto un'intera famiglia di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene". Il più ricco di loro chiedeva l'elemosina.
    Quando ebbe trovato il nome al suo burattino, allora cominciò a lavorare a buono e gli fece subito i capelli, poi la fronte , poi gli occhi.
    Fatti gli occhi, figuratevi la sua meraviglia quando si accorse che gli occhi si muovevano e che lo guardavano fisso fisso.
    Geppetto, vedendosi guardare da quei due occhi di legno, se n'ebbe quasi per male e disse con accento risentito: "Occhiacci di legno, perché mi guardate?".
    Nessuno rispose.
    Allora, dopo gli occhi gli fece il naso; ma il naso, appena fatto, cominciò a crescere e, cresci cresci cresci, diventò in pochi minuti un nasone che non finiva mai.
    Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo; ma più lo ritagliava e lo scorciva, e più quel naso impertinente diventava lungo.
    Dopo il naso gli fece la bocca.
    La bocca non era ancora finita di fare, che cominciò subito a ridere e a canzonarlo.
    "Smetti di ridere!", disse Geppetto impermalito; ma fu come dire al muro.
    "Smetti di ridere, ti ripeto!", urlò con voce minacciosa.
    Allora la bocca smesse di ridere, ma cacciò fuori tutta la lingua.
    Geppetto, per non guastare i fatti suoi, finse di non avvedersene e continuò a lavorare.
    Dopo la bocca gli fece il mento, poi il collo, poi le spalle, lo stomaco, le braccia e le mani.
    Appena finite le mani, Geppetto si sentì porta via la parrucca dal capo. Si voltò in su, e che cosa vide? Vide la sua parrucca bianca in mano del burattino.
    "Pinocchio!…rendimi subito la mia parrucca".
    E Pinocchio, invece di rendergli la parrucca, se la mise in capo per sé, rimanendovi sotto mezzo affogato.
    A quel garbo insolente e derisorio, Geppetto s fece triste e malinconico come non era stato mai in vita sua e, voltandosi verso Pinocchio gli disse:
    "Birba di un figliolo, non sei ancora finito di fare e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre! Male, ragazzo mio, male!".
    E si rasciugò una lacrima.
    Restavano sempre da fare la gambe e i piedi.
    Quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi, sentì arrivargli un calcio sulla punta del naso.
    "Me lo merito! - disse allora fra sé -.Dovevo pensarci prima. Oramai è tardi".
    Poi prese il burattino sotto le braccia e lo posò in terra, sul pavimento della stanza, per farlo camminare.
    Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi, e Geppetto lo conduceva per la mano per insegnargli a mettere un passo dietro l'altro.
    Quando le gambe gli si furono sgranchite, Pinocchio cominciò a camminare da sé e a correre per la stanza; finché, infilata la porta di casa, saltò nella strada e si dette a scappare.
    E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere, perché quel birichino di Pinocchio andava a salti come una lepre, battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada, faceva un fracasso come venti paia di zoccoli da contadini.
    "Piglialo! Piglialo!", urlava Geppetto; ma la gente che era per la via, vedendo questo burattino di legno che correva come un barbero, si fermava incantata a guardarlo e rideva rideva e rideva da non poterselo figurare.
    Alla fine, e per buona fortuna, capitò un carabiniere il quale, sentendo tutto quello schiamazzo e credendo si trattasse di un puledro che avesse levata la mano al padrone, si piantò coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada con l'animo risoluto di fermarlo e d'impedire il caso di maggiori disgrazie.
    Ma Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere che barrava tutta la strada, s'ingegnò di passargli per sorpresa framezzo alle gambe, e invece fece fiasco.
    Il carabiniere, senza punto muoversi, lo acciuffò pulitamente per il naso (era un nasone spropositato, che pareva fatto apposta per essere acchiappato dai carabinieri) e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto; il quale, a titolo di correzione, voleva dargli subito una buona tiratina d'orecchi, non gli riuscì di poterli trovare: e sapete perché? Perché, nella furia di scolpirlo, si era dimenticato di farglieli.
    Allora lo prese per la collottola e, mentre lo riconduceva indietro, gli disse tentennando minacciosamente il capo:
    "Andiamo subito a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti".
    Pinocchio, a questa antifona, si buttò per terra e non volle più camminare. Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi lì dintorno e a far capannello.
    Chi ne diceva una, chi un'altra.
    "Povero burattino - dicevano alcuni - ha ragione a non voler tornare a casa. Chi lo sa come lo picchierebbe quell'omaccio di Geppetto!".
    E gli altri soggiungevano malignamente:
    "Quel Geppetto pare un galantuomo, ma è un vero tiranno coi ragazzi. Se gli lascano quel povero burattino tra le mani, è capacissimo di farlo a pezzi".
    Insomma, tanto dissero e tanto fecero, che il carabiniere rimesse in libertà Pinocchio e condusse in prigione quel pover'uomo di Geppetto. Il quale, non avendo parole lì per lì per difendersi, piangeva come un vitellino e, nell'avviarsi verso il carcere, balbettava singhiozzando:
    "Sciagurato figliolo! E pensare che ho penato tanto a farlo un burattino per bene! Ma mi sta il dovere: dovevo pensarci prima".
    http://www.mammaepapa.it/magazine/pag.asp?nfile=le_pinocchio
     
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  2. isaefrenk
     
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    LA FAVOLA DI PINOCCHIO


    C'era una volta un falegname di nome Geppetto. Aveva costruito un burattino di legno e l'aveva chiamato Pinocchio. "Come sarebbe bello se fosse un bambino vero!" sospirò quando finì di dipingerlo. Quella notte, una buona fatina esaudì il suo desiderio. "Destati, legno inanimato, la vita io ti ho donato!" esclamò toccando Pinocchio con la bacchetta magica. "Pinocchio, dimostrati bravo, coraggioso, disinteressato," disse la Fata, "e un giorno sarai un bambino vero!" Poi, rivolta al Grillo Parlante: "Io ti nomino guida e consigliere di Pinocchio," aggiunse prima di svanire tra mille bagliori di luce. Figurarsi la gioia di Geppetto quando scoprì che il suo omettino di legno poteva muoversi e parlare! La mattina dopo lo mandò a scuola. "Addio figliolo, torna presto!" Pinocchio, disubbidiente, andò invece da Mangiafuoco, un burattinaio che promise di renderlo famoso. Si divertì molto a cantare e ballare con le altre marionette. Ma, finito lo spettacolo, Mangiafuoco lo chiuse in una gabbia. All'improvviso, ecco apparire la Fata Azzurra: "Perchè non sei andato a scuola?" gli chiese. Pinocchio rispose con una bugia e subito il suo naso cominciò a crescere... Solo quando disse la verità, la Fata lo liberò e il naso ritornò normale. Tornando a casa, Pinocchio vide una diligenza carica di ragazzi festanti. Il postiglione gli disse che era diretta al Paese dei Balocchi, dove i bambini potevano fare tutto quello che volevano. "Pinocchio, torna indietro!" lo rincorse il Grillo. Ma il burattino non lo ascoltò. Lì Pinocchio fece amicizia con Lucignolo: i due mangiavano dolci a più non posso e si divertivano moltissimo. Ma ben presto scoprirono che i ragazzi svogliati e maleducati che finivano in quel paese venivano tramutati in asinelli. Quando anche a lui spuntarono due orecchie lunghe e la coda, Pinocchio scappò disperato, seguito dal fedele amico Grillo. Insieme, tornarono poi alla casa di Geppetto, ma non trovarono nessuno. "Chissà che cosa gli sarà accaduto!" In quel momento, una colomba portò loro un messaggio: Geppetto, mentre cercava Pinocchio, era stato inghiottito da una balena e adesso era suo prigioniero. "Voglio salvarlo!" decise il burattino. Giunto al mare, si tuffò e sul fondo trovò il babbo nella pancia della balena. Ma come uscire di là? Accesero allora un gran fuoco: il fumo fece starnutire la balena, che spalancò la bocca. Pinocchio e Geppetto scapparono su una zattera. Il burattino aiutò il suo babbo a nuotare in mezzo alle altre onde: giunti a riva però, per il grande sforzo svenne. Addolorato, Geppetto lo portò a casa. Ma la Fata risvegliò Pinocchio e, come promesso, premiò il suo coraggio e la sua bontà trasformandolo in un bimbo vero!
    http://lnx.ginevra2000.it/Disney/favolaPinocchio.htm
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