Bologna Magica

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  1. isaefrenk
     
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    Troppe volte si è cercato di costruire il grande mosaico ove l'insieme dei colori e dei numeri rappresentasse l'universalità dell'essere, le più differenti espressioni della vita e con esse poter dominare i movimenti del cosmo, i suoi giochi, i suoi limiti.
    Troppo grande diviene questa musica senza registro. Per il grande mosaico occorre partire da piccole tessere, le cui proporzioni possano descrivere le giuste frequenze che toccano il reale. Servono piccole dimensioni nelle quali riconoscere le esatte geometrie disegnate tra terra e cielo.
    E' ora di entrare nella realtà, nel tempo, nel movimento, nella contraddizione e nella molteplicità delle cose che ci circondano. Ventidue sono le strade, così come lo sono le manifestazioni dell'essere nella sua differenziazione e nella sua storia.
    22 sono le lettere che esprimono il mondo, coniando un nuovo alfabeto da decifrare.
    22 sono gli arcani maggiori dei Tarocchi, un cammino iniziatico o forse solo un gioco di vita che illumina il percorso di colei che non si svela, città antica e paziente, che mostra l'accoglienza come attributo venusiano e il segno del Toro come archetipo divino dell'Acqua sacra e rigeneratrice che diviene poi Terra costruttiva.

    Il grande mosaico parte dal numero 0, il senza valore, il giusto intervallo per una nuova generazione, capace di conferire agli altri le virtù, senza sapere i pregi che nelle sue mani possiede, il Matto dei Tarocchi. Questo segna l'inizio, l'origine, la storia e tutto ciò di cui ancor oggi si scrive. Parliamo di una matrona estesa ed opulenta, divenuta poi Bologna città della conoscenza. Magica come una profezia, silenziosa come colei che non rivela i suoi segreti, ma interroga solenne chi ne possiede uno. Umbri, etruschi, celti e romani, tutti parte di un grande tracciato dal quale si dipanano con il Sole e la Luna, i riti antichi e i messaggi ancestrali.
    La storia prende forma e contatto colla terra, trovando in essa il principio che unifica, la creazione stessa e i suoi simboli. I quattro elementi che compongono la vita sono nelle mani del Bagatto, lamina n.1, a rappresentare il principio attivo da cui discende ogni manifestazione, verso la quale ogni cosa ritorna. Il palcoscenico è sempre quello di tanti anni or sono, Piazza Maggiore col suo scenario sempre nuovo e pronto ad un'altra splendida magia. Da un lato appare ancora la dorata prigione di un uomo, re Enzo, che ne ricorda un altro, il padre Federico II, l'Imperatore, arcano n.4 dei Tarocchi e con lui l'aspetto vigile e attento, il cui comando supremo non dimenticò mai la visione delle stelle e la magia della natura.
    Una storia viva e misteriosa tra le pietre della piazza che trova poco distante una vera apoteosi: un'altra figura maschile tra le piccole tessere del mosaico dei Tarocchi, il Papa. Figura antica e tradizionale, ermetica e profonda, che lascia idealmente in San Petronio un simbolo qua e là sulla facciata, e nel suo interno, il cuore dei bolognesi, vi sono custoditi l'arte sacra della tradizione e il Tempo stesso, segretamente protetto dalla meridiana.
    Le forze in natura interagiscono ed è dalla loro mescolanza che nasce la vita. Il maschile si unisce al femminile e produce la sintesi finale. Per questo appare una figura di donna poco distante, l'Imperatrice, arcano che rappresenta la scienza, la cultura in quella che, denominata Alma Mater Studiorum, rappresentò un'ascesa verso l'alto e una sfida con la storia. Si tratta della lamina contrassegnata dal n.3, tre come perfezione e riunione tra passato, presente e futuro, i tre aspetti della vita e della conoscenza. Lo studio dell'Astrologia a Bologna, le ricerche oscure e interessanti tra i banchi di una scuola, la luce di grandi maestri come Cecco d'Ascoli, Cardano e Paracelso.
    Compare da lontano un'altra figura femminile, poco visibile da questo luogo. Si tratta della misteriosa Papessa, arcano n. 2. Si nasconde dietro un velo, dea lunare e misteriosa, portatrice di un sapere e di un confronto antico, ancora da decifrare. Non è facile raggiungerla. Occorre attraversare 666 prove, anzi arcate e solo dopo di ciò la potremo vedere dall'alto del Colle della Guardia, col suo sguardo ancor benevolo, ma enigmatico.
    Gli opposti si attraggono, e la dinamica tra il cielo e la città è viva e agisce soprattutto attraverso l'amore e la scelta, animando la forza della lamina n.6. Esso, l'Innamorato, trova il suo simbolo in San Paolo Maggiore, ove era collocata una delle quattro croci che delimitavano la Bologna antica, un varco da oltrepassare, un passaggio verso il centro energetico della città.
    La scelta è fatta, il cammino ha già i suoi contorni ben delineati, occorre solo seguire il tracciato attraverso la forza attiva rappresentata dal Carro, arcano n.7, numero della ciclicità che giunge alla completezza, con il carro di fuoco, veicolo celeste che in San Martino trovò storia e leggenda unite nella memoria.
    Ogni percorso va regolamentato e la bilancia della Giustizia, lamina n.8, deve avere i piatti rigorosamente in equilibrio, altrimenti interviene la spada difensiva. La Giustizia discrimina e legifera, ma ha mille occhi capaci di scorgere i germogli delle idee più nuove e pericolose lungo i borghi, ai margini delle strade. E' il momento della Santa Inquisizione, il cui tribunale ebbe sede in San Domenico, dal cui pulpito fece tuonare invettive e ardere roghi di cui non vorremmo cantare ancora le memorie.
    Sopraggiunge un momento di silenzio, attraverso cui ascoltare una parte importante di se stessi e comprendere che il cammino individuale ha bisogno di semplicità e umiltà, di solitudine e contatto con la natura, la vera maestra di vita. Questo incedere conduce alla lamina n.9, l'Eremita, e con esso allo spirito imponente di San Francesco, celebrato nella chiesa a Lui dedicata. Egli visse insieme a personaggi anche controversi, come frate Elia, che probabilmente orientò la sua fede ad una ricerca oscura e luccicante allo stesso tempo, quella dell'alchimia, la trasmutazione dei metalli grezzi in oro, ma anche percorso dell'uomo-piombo verso l'uomo-oro, l'oro filosofico.
    Tutto gira nella magia di Bologna tra storie incantate e circoli di pietra a difesa sovrannaturale della città, le Mura di cinta, ricordate ancor oggi dalle 12 porte, e dall'arcano n.10, La Ruota di Fortuna. La circolarità come protezione, ma anche come simbolo della volta celeste che trasferitasi sulla terra, trova nella città la sua immagine. Il numero dodici è legato alla sacralità: dodici sono le grandi divinità greche, i mesi dell'anno e i segni dello zodiaco, ravvisati poi nelle dodici fatiche di Ercole, un vero percorso iniziatico tra magia e tradizione. Il giovane eroe solare, finito l'apprendistato magico dal centauro Chirone e attraversate le due vie, che segnano il confine tra il mondo delle cose e quello dei sogni, si incammina verso un fine superiore, l'unione col divino.
    Eccolo combattere contro il leone nemeo e giungere alla vittoria sulla forza bruta dell'animale, l'asservimento dell'istinto alla ragione.
    Questa storia viene raffigurata nell'arcano n.11, la Forza, e rappresenta il dominio della mente sulle forze caotiche, delle quali Ercole è l'eroe civilizzatore. Egli è presente in tanti angoli e cortili di Bologna, soprattutto all'interno di Palazzo Fantuzzi in Via San Vitale dove descrive immagini di potenza tali da concludere un ciclo e realizzare ciò che all'inizio era solo un'ipotesi.
    Il mosaico ha raggiunto la sua forma e la sua dimensione, ma è essenziale saper vedere anche i riflessi e le ombre che questo emana nella realtà, così da poter tradurre le sensazioni dei ritmi notturni che regolano parte della vita e capire cosa nasconde la luce. Per attuare ciò occorre cambiare il proprio punto di vista e abbandonare le sicurezze conosciute fino a quel momento. Potrebbe sembrare un sacrificio, anche se in realtà questa è solo una diversa dimensione della vita e della percezione. E' l'Appeso dei Tarocchi, lamina n.12, l'uomo capovolto che attraverso il distacco da ciò che ha imparato, riesce a riconoscere come batte il suo cuore e dove scorre la linfa dell'esistenza stessa. Questa figura ci porta in San Vitale in Arena, ove il sacrificio di due uomini, per l'appunto Vitale e Agricola, rappresentò un nuovo culto, il distacco dalla materia per un nuovo ciclo espressivo. In questa immagine vive l'epopea del martirio, inteso come trascesi mistica in funzione di finalità più ampie e profonde.
    La Morte, arcano n.13, è la tappa seguente, dove il distacco diventa sparizione, ma anche trasformazione necessaria per accedere a mondi fino a quel momento sconosciuti. In questo passaggio la materia si trasforma e assume nuova vita. Le parole degli Iniziati, ovvero i Maestri Muratori nelle loro riunioni vicino alla chiesa di San Procolo, si trasformano in pietre, segni, ornamenti sui capitelli e sulle facciate dei palazzi più rappresentativi della città. La Massoneria Muratoria a Bologna risorge dalle proprie ceneri e lascia sparsi simboli, affinchè qualcuno possa raccoglierli come in un diario, a testimonianza che il tempo non ha tempo e che tutto è soggetto a trasformazione.
    Il rispetto della ciclicità degli eventi è insito nell'arcano successivo, il n. 14, La Temperanza, ove un angelo da un otre d'oro fa scorrere l'acqua rigeneratrice nell'otre d'argento e cosi' via. Questa è la strada della trasformazione, anzi della trasmutazione, quella legata ad una grande pratica, la cosiddetta Arte Regia, la ricerca alchemica. Tutto si basa tra rapporti celesti e terrestri, attraverso la mediazione di lettere arcaiche incise sulle pietre della memoria. Questa è la Cabbala, antica tradizione studiata e tramandata anche in Bologna all'interno dell'ex Ghetto, uno dei luoghi più suggestivi della città. Un'occasione per prendere contatto con l'antica cultura ebraica, le sue risonanze e le sue storie, i cui simboli hanno sempre suggerito grandi percorsi spirituali, ma anche molte correnti esoteriche sotterranee.
    L'acqua rigeneratrice della Temperanza, scivolando da un otre all'altro, suggerisce un nuovo contatto, attraverso il quale il caos viene plasmato e diviene vita, verbo, ma anche setta nell'oscurità. Questa è la lamina n.15 dei Tarocchi, il Diavolo, ovvero il caos primordiale generatore di energia. E' l'antico fuoco sacro acceso da un piccolo gruppo che tramandò per secoli i simboli del Centro iniziatico, sede di tutte le forme esoteriche. Parliamo dei Templari, della loro storia a Bologna e della loro misera fine, quando, tacciati di stregoneria, vennero annientati.
    La storia si ripete, e quando l'individuo innalza eccessivamente la propria opera verso il cielo, rischia che questa crolli e con essa il lavoro personale. Questo è il monito sancito dall'arcano successivo, il n.16, La Torre. Simbolo di potere, ma anche di presunzione, nel contempo inteso come elevazione. Bologna è la città delle Torri dei misteri, che fitti circolano all'ombra materna dei Portici del centro storico.
    Nell'ombra più oscura una stella dall'altro brilla e guida il viandante alla meta. Qualcuno in alto ci segue e ci insegue, rammentandoci la sua influenza e che la vita è nulla senza di lei, la Stella, lamina n.17, la guida suprema. L'uomo coraggioso e impertinente decise di aver occhi per vedere ciò che è lontano e non sempre si concede, e dalla Specola, cominciò ad osservare le stelle in cielo e a imprigionarne qualche raggio all'interno di cannocchiali e lenti.
    Uno di questi riflessi scappò nella notte, nascondensi tra i tetti della città, divenendo argento chiaro e poi Luna successivamente, l'arcano n. 18. Un suo raggio si posò duemila anni orsono in mezzo a una rotonda, dando vita a un delubro sacro, la cui acqua serviva per onorare una dea lunare, Iside. La rotonda è ancora là, all'interno del Complesso Stefaniano a raccontare un tragitto spirituale che la fece divenire la Santa Gerusalemme occidentale.
    L'argento della luna si accende piano piano, per divenire oro lucente e con esso chiarezza e bellezza. La sintesi si crea in San Bartolomeo, vicino alle due Torri, dove il quadrato (terra) e il cerchio (cielo), divengono un'unica opera, la più grande, quella che si compì un giorno sotto la luce del Sole, arcano n. 19 dei Tarocchi.
    L'itinerario sta per giungere al suo compimento, ma vi sono ancora due passi da fare, il primo dei quali legato al grande Giudizio, quello Universale che decreta il senso della vita e della morte e con esso l'arcano n.20, chiamato appunto il Giudizio. Nella Bologna che fu in Santa Maria della Vita, vi era il grande passaggio, il varco da oltrepassare per giungere alla nuova vita, accompagnato dalle confraternite che proprio in quel sito avevano sede.
    Ecco l'ultimo transito, quello verso il Mondo, l'arcano finale, il n.21, nella chiesa di San Salvatore. Questo rappresenta l'obiettivo finale, il mosaico completato sia nei suoi intenti più reali, che in quelli più profondi e oscuri. In questo luogo ha sede la storia più antica e misteriosa, attraverso la quale percorrere passo a passo le avventure della vita. Saremmo in grado, ora, di mettere in discussione tutto e ripartire daccapo, chiede il n.0, poco distante. La risposta non è poi così lontana, è solo nascosta tra Mura, Porte, Chiese, Storie e Monumenti, per farsi raccogliere da un viandante occasionale, da un mago, da un principe o servitore, a patto che abbia ancora in cuore lo spirito e il coraggio indagatore di vedere e di scoprire che Bologna è proprio quel magico mosaico che sempre abbiamo cercato, e oggi ritrovato.

    http://www.bolognamagica.com/Bolognamagica.htm
     
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