Animali - Uno scimpanzé voleva sposarmi

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    Il suo obiettivo ha immortalato cani, orsi, rapaci e serpenti. Ama gli animali e non li ha mai abbandonati, neanche dopo un brutto incidente... Carli Davidson si racconta a D.it

    di Ilaria Lonigro

    (repubblica.it) La prima cosa che noti di Carli Davidson, 30 anni, è che è bellissima. Dopo vengono i suoi innumerevoli tatuaggi colorati (neanche a dirlo, molti a tema «animale»), dei quali, come racconta, si innamorò uno scimpanzé di uno zoo dell'Oregon, per cui lavorava. È qui, allo zoo di Portland, che questa ragazza, cresciuta a poche miglia da New York City, ha iniziato a fotografare animali: «risiedevo in una cittadina di nome Croton on Hudson. Ero a poche fermate di treno da Manhattan ma vivevo a due passi da una riserva naturale» racconta. E non si è più fermata. I suoi scatti sono stati notati da Vanity Fair, The New York Times, BBC e Huffington Post. D.it l'ha intervistata in esclusiva e ti mostra le immagini del progetto Shake, con le sue fotografie di cani che si scuotono.

    Hai mai incontrato delle “dive” tra i tuoi modelli canini?
    Ho senz'altro avuto degli animali molto consapevoli della loro figura, che non si intimidivano a lasciarmi sapere cosa gli serviva per godersi gli scatti, che si trattasse di biscottini o di attenzioni extra.

    Come hai scelto i tuoi modelli per il progetto Shake?
    Per Shake ho guardato alla consistenza dell'animale. Sapevo che i peli, la pelle e le orecchie sarebbero stati fattori determinanti per l'estetica che intendevo catturare, un momento astratto, un bellissimo e buffissimo cane-mostro che mi potesse divertire. Ho iniziato a lavorare anche con altri animali, ma non pubblicherò quelle immagini ancora per un po'.

    Ti piace creare un'empatia con i tuoi modelli. Come ci riesci?
    Tra le cose che adoro degli animali, ci sono l'intuito e l'onestà, che, insieme alla lettura del linguaggio del corpo, usano continuamente quando interagiscono. Giocarci con gli animali mettendosi al loro livello aiuta a metterli a loro agio: spesso mi sdraio con loro sul pavimento. Sono stata tirata su fin dalla nascita con molti animali, quindi riesco ad intuire abbastanza bene cosa vogliono. Proprio come le persone, anche gli animali, se sono nervosi, hanno bisogno di spazio: non bisogna mettere loro pressione. E se sono sovraeccitati devi aiutarli ad essere calmi e contenuti, cercando di portare la “conversazione” in quella direzione.

    Quante ore al giorno trascorri con gli animali?
    Il mio cane, un dogue de Bordeaux di nome Norbert, e il mio gatto (un'assordante bestiola nera, Yushi, ndr) sono sempre nel mio ufficio, spesso russano sdraiati vicino ai miei piedi. Porto il mio cane a fare le commissioni con me, non sto quasi mai senza di loro. E infatti passo spesso l'aspirapolvere.

    Hai iniziato lavorando allo zoo con un'altra mansione, giusto? Poi è successo qualcosa che ha cambiato tutto. Vuoi parlarmene?
    Sì, ho curato gli animali per anni, e credo che lo rifarò un giorno. Lavoravo con i primati e i mammiferi marini, poi ero passata agli uccelli rapaci. Nel 2009 ebbi un incidente. Mi ero fermata per far passare un pedone e la macchina dietro di me mi colpì a 65 all'ora. Mi feci male al collo, seguì un anno di riabilitazione, in cui non potevo sollevare cose pesanti. Ma quasi tutta la cura per gli animali consiste nel buon vecchio lavoro manuale: pulire, sollevare, risistemare le esposizioni. Volevo trovare un modo di continuare a lavorare per lo zoo, così cominciai a fare foto per loro. In quel periodo il capo fotografo dello zoo mi suggerì di aprire qualcosa in proprio, credeva molto nel mio lavoro, così decisi di provarci. Nel gennaio 2010 iniziai a fotografare gli animali dei privati e da quel momento lo faccio in modo ossessivo.

    Avevi dei cuccioli da piccola?
    Da piccola avevo 4 cani, 2 cavalli e 2 gatti ed ero sempre fuori a catturare i serpenti e le rane. Ho avuto un'educazione difficile e gli animali sono stati fondamentali nell'aiutarmi ad affrontare alcuni periodi durissimi. So che questo fa parte delle ragioni per cui continuo a lavorare con loro anche nell'età adulta.

    Qual è il tuo animale preferito?
    Tutti gli animali hanno personalità uniche, quindi non ho una specie preferita, solo personaggi preferiti che spuntano fuori di tanto in tanto. Allo zoo amavo uno scimpanzé di nome Chloe, un'artista da circo in pensione che voleva sposarsi con i miei tatuaggi; un leone di mare chiamato Julius, un'incredibile bestia giocherellona da 1000 libbre, e un gufo chiamato Socrates, che amava mangiare i pomodori e una volta è atterrato per sbaglio sulla mia testa con i suoi enormi talloni, trasformandomi in un intruglio di sangue. Sono questi personaggi interessanti che hanno colpito la mia attenzione.

    Cosa ti sorprende di più degli animali in generale o di uno specifico animale?
    La loro abilità a comunicare con noi se siamo disposti ad aprire uno spazio di incontro. Nella maggior parte dei casi gli animali vogliono imparare e interagire, sia tra loro in natura, che con noi in cattività. Vogliono giocare ma anche avere dei compiti. L'ho capito con le attività di training. Certo gli animali erano premiati quando dimostravano di aver appreso, ma allo stesso tempo loro volevano essere lì a lavorare! Ad esempio ricordo uno degli orsi polari con cui lavoravo. Tasul è stato recentemente il primo orso polare in cattività a lasciare che i suoi custodi gli prelevassero il sangue per degli esami, totalmente non sedato. Ha lasciato che la custode gli prendesse la zampa posteriore e gli prelevasse il sangue, perché lei lo aveva abituato a capire che sarebbe andato tutto bene se glielo avesse lasciato fare. Lei aveva imparato a comunicare con lui e aveva costruito un rapporto di fiducia. Di solito un orso viene stordito, in situazioni simili e questo mette sempre a rischio la sua salute.

    Hai mai pianto per un animale?
    Spesso, infatti anche se amo i film dell'orrore non riesco nemmeno a vedere un film dove un cane muore. Ho tenuto in braccio i miei animali quando subivano l'eutanasia e ho visto alcuni casi tristissimi di abusi e negligenze. Ho sempre considerato gli animali come familiari quindi sono molto colpita da queste situazioni, proprio come lo sono quando vedo i miei amici umani soffrire. Il lavoro con gli animali è emotivamente complesso; ho documentato macelli di capi di bestiame per la nutrizione umana ma anch'io in determinate situazioni ho dovuto uccidere animali per poter nutrire altri animali di cui mi prendevo cura. Per questo nutro tanto rispetto nei loro confronti.

    Quali saranno i tuoi prossimi progetti?
    Non ho mai carenza di idee. Sono costantemente ispirata dagli animali e osservandoli immagino sempre delle storie. Sto anche lavorando su un progetto che raccoglie le fotografie e le storie degli animali con disabilità.

    Hai studiato Sociologia, una materia solitamente connessa ai processi e ai fenomeni umani. Perché hai scelto di "abbandonare" gli uomini e di passare il tuo tempo con gli animali? È una specie di fuga?
    La sociologia secondo me ha molto a che fare con gli animali, che hanno avuto un'enorme influenza sulla struttura della società. Gli animali stessi hanno le loro affascinanti strutture sociali. Credo che trovare un equilibrio con gli animali e la natura possa solo essere positivo per gli umani. Comunque mi piace ancora la sociologia e sono molto attiva e impegnata sia personalmente che politicamente, non sono una pazza fissata solo con gli animali... o almeno non ancora.
    www.luigiboschi.it/node/42088
     
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