Libri in ciambelle

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    (Dalle Favole di Sandra e Michele)

    Bigneton è un piccolo paese dove tutti si conoscono, tanti bambini, tanti anziani e lavoro per tutti. Dalla torre De Bulò si riesce a osservare tutto il paesaggio, da un lato riesci a guardare le campagne, dall’altra la piazza: piccola, ma ben curata e piastrellata col granito rosso, una grande quercia al centro, ricco ristoro ombroso nel periodo estivo, mentre, ai lati, tanti piccoli cespugli di roselline profumano e danno colore, dalla primavera all’autunno. E’ proprio da questa piazza che si scorge la storica panetteria di Darlene, punto di richiamo per tutte le età. Si perché il profumo di pane fresco e la vista di quei dolci zuccherosi calamita l’attenzione di chiunque passi di lì. Per non parlare delle celebri ciambelle di Bigneton, il prezzo è accessibile e la bontà… ohohoh! … divina!

    Io che vi parlo, ahimè, sono Leon, un vecchio barbone. Conosco come le mie tasche ogni angolo di questo paese, ma più di tutto le squisitezze di Darlene ed è forse meglio che vi racconti questa storia…

    Non sono sempre stato un barbone. C’è stato un tempo in cui ero un uomo importante e conosciuto nel mondo della Legge, poi, un errore, grosso, di valutazione, mi ha tolto tutto e lasciato solo con una bottiglia per amica, e poi la strada, ma sempre mantenendo, se così posso dire, la mia dignità. Qualcuno in Paese conosce la mia storia, per questo mi rispettano e mi vogliono ancora bene, ma quello che non conoscono è la mia grande passione: sono un mago e un illusionista, e proprio per questo motivo sono stato radiato, perché ho messo in atto la mia “arte” in un Processo e la cosa è andata male, per questo mi hanno mandato via.

    Per lungo tempo non mi sono più esercitato, credevo di non esserne neanche più capace fino al giorno in cui ha inizio la storia che vi sto raccontando.

    Qui, in questo piccolo paese verde, con le vicine Montagne di Peace che nella stagione invernale s’imbiancano dando un senso di fiaba al paesaggio, tutti hanno un sorriso e una moneta per me. Ormai i miei anni stanno correndo velocemente, non godo di ottima salute, ma non posso fare a meno, ogni giorno, di passare davanti alla bottega di Darlene a “respirare” il profumo delle sue ciambelle ed è così che ho fatto “amicizia” con Gustave e Flavien. Hanno dieci anni, frequentano la scuola elementare e si conoscono, praticamente dalla nascita. Sono amici per la pelle, anche se diversi sia nel fisico che nel carattere.

    Gustave, non è molto alto, o meglio è Flavien che è altissimo e magro ed è forse per questo che l’amico Gustave sembra, al suo confronto, massiccio.

    All’uscita pomeridiana dalla scuola, i ragazzi corrono in frotte verso il negozio di Darlene sempre fornito di squisitezze e pane fresco croccante.

    Mi ricordo che alcuni anni indietro, la festa del paese fu un tripudio di ciambelle mandando anche qualcuno a letto col mal di pancia, e devo confessare che stetti male pure io per la scorpacciata memorabile di ciambelle al miele e alla marmellata che benché freschissime, tutti quanti facemmo. Lo diceva Darlene… – me ne avete fatte cucinare in quantità industriale…, se le mangiate tutte, finirete per stare male….- e così fu.

    Ed è proprio fuori dal negozio di Darlene che Gustave e Flavien iniziavano le loro conversazioni, a scuola erano pure dei ragazzi volenterosi e svegli, ma amavano più di tutto le loro chiacchierate dove fantasticavano su qualunque cosa.

    Gustave, diciamo, era più intento a mangiare con gli occhi, e non solo, quelle belle ciambelle in mostra, Flavien, invece, parlava di tutto e quasi senza mai accorgersene, mentre l’altro, le gustava leccandosi le dita imbrattate di cioccolata, crema o mirtillo, beh, qualche volta ne prendeva pure due!

    E’ proprio in una di queste uscite dalla scuola che i due ragazzi un po’ infagottati come vuole il mese di Novembre, triste, piovoso e ventoso, si fermarono al giardinetto per fare merenda sulla panchina.

    Come tutti i giorni a quell’ora io ero lì, gironzolavo senza importunare nessuno, bevevo con le mani a nicchia alla gelida fontanella e mi rifocillavo con i resti che qualcuno dalla mensa scolastica sempre mi portava. E fu proprio vedendo con quanto gusto la ciambella alla mora finiva in un baleno nella bocca di Gustave che mi avvicinai sorridendo a lui, e osservando la sua bocca viola, gli dissi…

    Leon: -Ehi, hai più fame di me! Ragazzo!-

    Flavien: -Ma che fame, e fame, è solo goloso, mangerebbe ciambelle in continuazione, dovrebbero proibirne la vendita!-

    Gustave: -Fatti gli affari tuoi, non è colpa mia se sono così buone!-

    Leon: -Beh, ragazzi, non bisticciate…, pensavo di essere il solo a mangiare con tanta avidità, quell’unica volta che lo faccio nella giornata! Ma ha ragione il tuo amico…, questa è proprio gola… e non ti farà certo bene. Dovresti imparare a mangiarne solo qualcuna ogni tanto e per evitare la sofferenza per la mancanza di ciambelle, potresti fare un gioco, un po’ come me, quando salto il pasto ed ho tanta fame… chiudo gli occhi, immagino una bella tavola principesca con piccoli bocconcini, antipasti, golosità di ogni tipo, un buon vino, la carne… fino ad arrivare al dolce, al caffè, ma faccio solo assaggi, proprio per gustare tutto e non sentirmi male. Bene, tu potresti ideare il gioco con i tuoi libri, che magari saranno pure tutti colorati, e visto che ti piacciono così tanto, potresti divertirti a dare pure dei nomi alle tue ciambelle, ma devi fare attenzione…, le puoi avere tutte a disposizione, ma non le puoi mangiare con la mente s’intende, tutte assieme, altrimenti non ne ricaverai nessun gusto ma solo delusione. Perché non provi?-

    Gustave: -E come?-

    Leon: -Potresti organizzare una bella festa, invitare i tuoi amici e compagni di scuola, imbandire una grande tavola disponendo tutti i libri aperti. Ne avrai di libri da studiare no?-

    Flavien: -Ernest, potrebbe avere la casa adatta! Ha una villa con un giardino grandissimo, ci siamo stati per il suo compleanno un anno fa, ricordi Gustave? Anche tu sei venuto… E’ vero non fu un gran successo eravamo così pochi ed Ernest non ha organizzato più nessuna festa, da allora.-

    Leon: -Ma questa potrebbe essere una festa speciale…, la festa del libro ma soprattutto delle ciambelle… Se mi date ascolto, potrei far vivere un’esperienza indimenticabile a tutti voi ragazzi!-

    Ragazzi: -E cosa dovremmo fare esattamente?-

    Leon: -E’ semplice: dovreste organizzare una giornata di studio nella grande villa, portando tutti i vostri libri che disporrete nel gran tavolo e sedervi composti, ognuno al proprio posto, proprio come foste a tavola e al resto…, ci penserò io…, vedrete.-

    Ragazzi: -Ma figurati, Leon, e chi ci verrebbe? Nessuno si sognerebbe mai di andare ad una festa per studiare, no, guarda…, non se ne fa niente…-

    Leon: -Potreste dire che avete da studiare tutti in gruppo per invogliare i genitori di Ernest e parlare invece fra di voi dell’intenzione di fare una festa diversa da tutte le altre, magari con giochi nuovi e speciali. Tutti però dovranno portare i propri libri e consegnarveli prima per l’organizzazione.-

    I genitori di Ernest acconsentirono alla tavolata di studio senza batter ciglio, addirittura entusiasti.

    In classe passarono tanti bigliettini colorati, distribuiti poi anche nelle altre aule, e nella scuola non si parlava d’altro. A tutti fu detto di recarsi alla festa nella villa il tale giorno, di sabato pomeriggio, giorno non di scuola, e che i libri fossero consegnati al mattino… a Gustave e a Flavien, presenti per l’organizzazione. Dissero che sarebbe stata una novità, un nuovo divertente gioco ideato personalmente da loro.

    Quel sabato mattina, il porticato della villa era ricoperto di libri. Tutti con le loro copertine ed i nomi dei proprietari; alcuni tenuti bene, altri in condizioni peggiori.

    Subito i due ragazzi organizzatori li portarono all’interno, accompagnati dall’incuriosito Ernest che contemplava soddisfatto insieme a loro la lunga tavola imbandita di libri.

    Il primo gruppo di ragazzini arrivò con grande schiamazzo ed allegria in quel pomeriggio autunnale, freddo, ma soleggiato e anche io riuscì ad entrare. Nessuno fece caso a me, o meglio, tutti pensarono che mi intrufolassi per mangiare qualche cosa, d’altra parte ero sempre nei paraggi, ma nessuno s’immaginava che fossi io il protagonista di quel pomeriggio.

    Appena i ragazzi videro il grande tavolo apparecchiato di soli libri e iniziarono a fare versi strani e boccacce e fu qui che entrai improvvisamente in scena, attirai l’attenzione su di me prendendo il primo libro sul tavolo e lo trasformai in una ciambella al cioccolato e così fu per tutti gli altri, tanto che sembrava di essere nel negozio di Darlene, ma ancora più vasto e più fornito.

    Il primo libro fra tutti a trasformarsi fu proprio quello di scienze. Certo era quello più colorato e fu seguito da quello di geografia e storia. Quello più dietetico era il libro di educazione civica, seguito da quello d’Italiano. Le mani un po’ grassocce di Gustave, felice come non mai, si avventarono subito sulla ciambella di matematica di un compagno della classe accanto, perché quel libro era il più grande; Flavien, invece, che non era affatto goloso, ma perfettamente entrato nel vivo del gioco, trovò nel libro di musica, una ciambella al gusto yogurt e non poté fare a meno di dare un morso.

    Quello che accadde in tutta la giornata fu una sequenza di urla, corse e interrogativi rimasti sospesi nell’aria, ma soprattutto una grande indigestione generale, senza però aver mangiato assolutamente niente.

    Qualcuno successivamente disse: “Hanno fatto indigestione di libri! Hanno studiato troppo e si sono sentiti tutti male! Com’è possibile?”

    Nessuno poté dare una spiegazione, solo i ragazzi conoscevano la verità.

    Anche in serata, nel gran caos, nessuno dei genitori fece caso alla mia presenza.

    Una cosa, però, da quel giorno, apparve strana: il negozio di Darlen fu frequentato solo da adulti, i ragazzini davano di lungo senza entrare a consumare la merenda. Era come se avessero la nausea delle ciambelle e il padre di Gustave, quando chiese a suo figlio: “Perché non entri a prendere la tua solita ciambella”; ebbe una risposta insolita: “No papà, un’altra volta, adesso preferisco fare una passeggiata, vado a casa di Flavien”.

    Non so se quel giorno ho causato un danno con la mia magia. Non credo. Ma anche le cose più buone e di cui siamo molto ghiotti, possono venire a noia, se ne abusiamo in quantità. Quando si mangia, soprattutto il cibo di cui siamo più golosi, dovremmo sempre pensare che ne basta poco, tanto il giorno dopo, o quello ancora dopo, lo ritroveremo, e tutte le volte che se ne presenterà l’occasione finirà nella nostra bocca.

    Piccoli assaggi nel tempo non fanno mai male e rimangono vivi nella memoria e nel palato, questo è il vero gusto del cibo.

    I libri, poi, andrebbero apprezzati sempre.

    Anch’essi sono “cibo”.

    Sono il vero cibo della mente.
     
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