Charlie e il vecchietto dalla barba bianca

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    UNIVERSO

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    Anche quella sera di Gennaio di tanti anni fa, come accadeva spesso d’inverno, nel paesino di montagna scendeva tanta neve dal cielo a formare per la strada un soffice e bianco tappeto.
    Un cagnolino di circa sei mesi, senza famiglia, viveva per strada abbandonato ad un destino crudele; come tutte le sere cercava un posto dove rifugiarsi per dormire più comodo e riscaldarsi un po’.
    I suoi occhi erano tristi e spauriti, dato che tutti quegli che lo incontravano, lo scacciavano via. Nessuno si poneva il problema di quel cagnolino che dormiva al freddo e al gelo, nessuno si preocupava di quel cagnolino che passava intere giornate senza mangiare.
    Mentre camminava tutto stanco per quelle stradine ripide e ciottolose, vide da lontano una piccola baita: le porte erano spalancate.
    “Qui non ci sarà nessuno. Chi vuoi che dorma con le porte aperte con questo freddo?”, pensava il cagnolino; così anche se c’èra ancora molta strada da fare, decise di entrarvi per riposarsi.
    Mentre si avvicinò alla porta, sentì dei rumori: “Ecco! Devo nascondermi. Lo sapevo; questa casa non è disabitata ed io questa notte non ho un tetto dove dormire”.
    Si guardò intorno: vide un grosso albero con delle foglie larghe e decise di rifugiarsi lì per quella notte. Ma ad un tratto sentì dei passi.
    Il cagnolino alzò la testa e vide uscire dalla baita un vecchietto che camminava reggendosi ad un bastone. I suoi capelli e la sua folta barba erano bianchi. Non aveva mai visto un uomo di quell’età.
    Senza farsi vedere lo osservò attentamente: il volto di quel vecchietto gli ispirava fiducia, il perché non sapeva spiegarselo neanche lui.
    L’uomo si allontanò lasciando la casetta completamente vuota.
    “Sì, sì! Adesso posso andare, posso dormire in un luogo sicuramente più caldo”.
    Dopo una breve corsa, che non durò neanche dieci secondi arrivò nella casetta.
    Ad accoglierlo c’era un vivace fuoco di un grande camino e tante piccole piantine che emanavano un intenso profumo.
    I pavimenti erano di legno rosso e su di una parete c’era una scritta:
    “In questa casa sono tutti i benvenuti”.
    “Questo posto è bellissimo!” Esclamò il cagnolino felicissimo di essere giunto fin lì.
    Entrò in cucina; era accogliente e sul tavolo c’era una tovaglia azzurra. Nell’angolo si trovava una grande dispensa.
    “Che bello, ora si mangia”.
    Aprì subito la dispensa e incominciò a mangiare incurante del fatto che all’indomani il padrone di casa se ne sarebbe accorto.
    Mangiò di tutto: formaggi, prosciutti, salami, cioccolatini, gelati e tante altre cose che solitamente i nostri amici a 4 zampe non possono mangiare. Ma a lui che importava? Il suo stomaco borbottava per la fame come borbotta una pentola di fagioli sul fuoco.
    Così, dopo aver divorato tutto quel che c’era di commestibile, vide una camera con un grande letto, vi saltò sopra e vi si accucciò, era comodissimo!
    Prima di addormentarsi il cagnolino iniziò a pensare a tante cose; una però lo assillava più di tutte: la voglia di avere una casa ed una famiglia, il desiderio di sentirsi amato e coccolato da qualcuno. E mentre tutti quei pensieri affollavano la sua mente si addormentò come un angioletto.
    Si svegliò che era quasi l’alba. Dalla piccola finestra della camera, vide un pallido sole che lentamente stava nascendo e sul davanzale si posò un uccello dalle piume bianche che cantava dolcemente; sembrava quasi che avesse paura di svegliare chi stava ancora dormendo. All’improvviso però il cagnolino udì un rumore: era il padrone di casa!
    Il cane allora pensò a come fare per scappar via: non c’era via di uscita, il vecchietto l’avrebbe comunque visto. Poteva solamente nascondersi sotto al letto, ma per quanto tempo avrebbe dovuto restarci?
    Il cucciolo si fece coraggio e decise di affrontarlo, facendosi trovare accucciato sul letto.
    Il vecchietto dalla barba bianca entrò nella sua stanza e vide il cagnolino.
    Si avvicinò, lo prese in braccio e accarezzandolo sulla testa disse:
    “Vorresti una famiglia verò?”
    E il cagnolino disse fra sé: “Si, lo vorrei tanto”.
    Quell’uomo che non era un uomo come tanti, ma riusciva a leggere nei cuori e nella mente di ogni creatura del mondo, rispose: “Ti prometto che non appena uscirai da qui, troverai una vera famiglia”.
    E il cagnolino: “Dici così solo per farmi andare via”.
    E il vecchietto gli disse: “No, non è come pensi, anzi ti dico anche che ti chiameranno Charlie”.
    Il cucciolo, per metterlo alla prova, continuò dicendo: “Allora perché non mi tieni con te?”
    e l’uomo: “Io vengo da un posto lontano e fra poco tornerò lì”.
    Allora il cagnolino aggiunse: “Come fai a leggere nel mio pensiero e nel mio cuore?”
    “Io sono il padre di ogni creatura e posso capirvi tutti. Adesso vai e stai tranquillo che non ti deluderò”.
    Il cagnolino scese a terra e se ne andò salutando il vecchietto e scodinzolando.
    Lungo il tragitto, si chiedeva: “Chi è quell’uomo? E cosa significa, ‘Io sono il padre di ogni creatura del mondo’?” e soprattutto si chiedeva, se davvero avrebbe trovato una famiglia.
    E mentre si poneva tutte queste domande, vide una bambina avvicinarsi a lui dicendo: “Mamma, mamma, guarda che bello quel cucciolo, portiamolo a casa”.
    La mamma disse alla piccola di non toccarlo, perché il cagnolino avrebbe potuto morderla.
    Il cucciolo però aveva sentito tutto, e per far capire che era buono e che non aveva cattive intenzioni, scodinzolava avvicinandosi a loro.
    La mamma della bambina iniziò ad accarezzarlo sulla testa, poi lo prese in braccio e lo mise in macchina per portarlo a casa.
    Lungo il cammino il cagnolino si affacciò al finestrino e vide che la casa dove aveva trovato rifugio e dove aveva avuto quello strano incontro, non c’era più; era rimasto solo quel grande albero dalle foglie larghe.
    La bambina tutta contenta disse alla mamma di volerlo chiamare Charlie. La mamma le rispose che le piaceva e Charlie capì che la notte precedente era stato protagonista di un vero miracolo.
    Da allora Charlie visse felice in una vera casa, con una vera famiglia. In tutta la sua vita non rivide mai quel vecchietto dalla barba bianca, l’artefice della sua felicità.

    Morale della Favola
    Anche nei momenti più tristi e bui, c’è sempre qualcuno che arriva a tenderci la mano, per aiutarci e per farci ritrovare il sorriso. Non bisogna mai disperare, perché spesso la soluzione ai nostri problemi non è lontana e nemmeno impossibile.
     
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