Odoroso

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    UNIVERSO

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    La pioggia, benché utilissima alla Terra, non è molto amata dai terrestri. Essi sono innamorati del sole, della bella stagione, della fioritura degli alberi e dei campi, delle notti ricche di stelle e della luna argentata che si mostra in tutta la sua bellezza e la sua luce.

    Odoroso no. Odoroso è un Tuillow.

    I Tuillow sono esserini di cui si conosce ben poco, oltre al fatto che provengono dal Nord. Amano preferibilmente il bosco, là dove il terreno è sempre umido e ricoperto di foglie e per la verità, molte sono le persone che pensano siano appartenenti solo al mondo delle fiabe. Ma non è così.

    I suoi genitori lo chiamarono così perché appena Britta, sua madre, lo mise al Mondo, un enorme odore di muschio si diffuse in quel sentiero dove lei giaceva sotto il grande albero e che portava dritto dentro il bosco, circondato da casette colorate da cui sprigionava sempre quell’ottimo profumo di salsette agrodolci e salumi.

    Egli viene dai boschi della Norvasia, ama viaggiare e scoprire le bellezze del Mondo, ma…, non sa e d’altra parte, neanche potrebbe, vivere senza la pioggia, tanto da sentirsi mai a casa propria nei luoghi dove non piove mai o poco.

    Odoroso è una creatura curiosa, agitata e piena di fantasia, ma la sua particolarità è l’affinità alla pioggia. Ben presto questa affinità è diventata una necessità, come quella di conoscere il Mondo e così, ancora in tenera età, in un periodo in cui il cielo della Norvasia aveva deciso di non bagnare la Terra, Odoroso partì per altri luoghi.

    La pioggia lo rigenerava e per lui era vitale. Con l’acqua Odoroso riusciva persino a volare, magari basso, ma veloce, saltare invece era un’azione che gli era del tutto facile e familiare. Poteva saltare da un albero all’altro, da un cassetto ad altro, ma addirittura anche in spalla agli Umani, quelli naturalmente li sceglieva Lui e in maniera molto accurata.

    L’acquerugiola, una pioggerella lenta e continua, per Odoroso era come un “aperitivo”, le piccole gocce nate dalle nuvole basse, lo facevano star bene, ma non era di quelle che Lui realmente aveva bisogno. Ciò che andava cercando in continuazione era “l’acquazzone”, una pioggia fitta di breve durata ma forte e intensa. Era proprio con questo tipo di pioggia che per brevi momenti si allungava, respirava meglio riuscendo ad essere vitale e quasi magico, senza contare quell’odore forte di muschio bagnato che sprigionava dal suo esile corpicino inebriando tutto ciò che lo circondava.

    Io che vado a raccontare questa storia a chi mi legge, sono una “Virga”: una goccia di pioggia evaporata prima di arrivare a terra perché, per caso, depositata sul suo grosso naso, diventando così, parte di Lui stesso. Non saprei dire se ciò è magia, l’unica cosa di cui sono certa è il mio gemellaggio con Lui.

    Odoroso amava tantissimo le foreste ombrose, gli alberi poderosi, ma il suo preferito era sicuramente il leccio, tuttavia, amando viaggiare e conoscere i luoghi, non avrebbe mai potuto vivere esclusivamente nella foresta, Lui, voleva conoscere anche le città, e fu così che un giorno, trovandosi nei suoi tanti viaggi, trovò quel boscaiolo dal quale poi si sarebbe sempre separato con enorme difficoltà: Gino.

    Gino era un boscaiolo speciale amava più delle stesse piante, le lunghe camminate nei boschi, pronto e attento, più che a segare gli alberi, ad osservare la vita del bosco e del sottobosco. Odoroso lo capì subito, e comprese velocemente che quell’uomo dall’aspetto di un gigante, e non solo per lui che era un essere microscopico, non si sarebbe sorpreso più di tanto né gli avrebbe fatto del male.

    In un attimo, dal sotto delle foglie, gli balzò sulla spalla e andò a nascondersi dietro il suo orecchio sinistro, stranamente a sventola.

    Gino, sentì un odore intenso di muschio bagnato e come un fastidio all’orecchio, niente…Odoroso si spostava, allora con la grande mano si toccò di nuovo e lo intrappolò.

    Non credendo ai suoi occhi Gino esplose in un semi-urlo: -Ma chi sei?- Sto forse sognando? Sì, evidentemente, nonostante il mio rituale giro nei boschi ormai da anni, mi eccito sempre come i bambini, vedo cose che non esistono…-

    -Certo che esisto! Sono Odoroso, e tu chi sei Gigante?-

    Gino era rimasto stupefatto, ma in realtà aveva sempre pensato che il bosco fosse abitato da tanti piccoli esseri ancora sconosciuti al Mondo Animale, e una volta che si fu ripreso rispose:

    -Non sono un Gigante, sono un comune mortale, forse più alto di altri, mi chiamo Gino e sono un boscaiolo… -

    -Bene, boscaiolo- rispose Odoroso -se vuoi, mi piacerebbe stare un po’ con te per imparare i comportamenti degli umani, non ti darò alcun fastidio, non ho peso, posso stare su una spalla senza che tu ti affatichi oppure dietro il tuo grosso orecchio a sventola, che mi ricorda un po’ la quercia-.

    Gino non osò contraddirlo. In realtà gli piaceva. Ricordava vagamente che nei suoi sogni di bambino aveva sempre desiderato parlare, conversare, e credere che il bosco fosse abitato da fate, folletti, buoni e dispettosi. Dentro di sé decise comunque di non raccontare niente a nessuno, neppure a sua moglie Edna che per la verità era una donna perfetta come moglie e donna di casa ma a fantasia, non se ne parlava proprio, non avrebbe creduto a queste cose neppure a vederle, avrebbe detto che aveva bevuto di mattina e che si portava su una spalla o dietro l’orecchio semplicemente una foglia secca e mal odorante.

    Iniziarono così le loro conversazioni ed anche i loro litigi. Gino era un uomo molto sveglio, allegro e divertente, ma quando aveva i suoi momenti di silenzio, si chiudeva a riccio e rimaneva dentro il suo guscio a parlare con se stesso e non esisteva per nessuno.

    Quello che però Odoroso non poteva immaginare e che d’altra parte non sapeva, era che anche Gino amava la pioggia, infatti diceva sempre: -Se fossi acqua, inonderei il Mondo-.

    Amava troppo i temporali, gli acquazzoni, la pioggia fine, l’Inverno e tutti i suoi colori.

    Nessuno si era mai accorto dell’esistenza di Odoroso dietro il grande orecchio a sventola di Gino, un po’ perché quel Tuillow era piccolissimo ed esile, un po’ perché Gino, nonostante i suoi cinquant’anni, aveva una bella chioma argentata, ma lunga, con capelli ricci e folta barba, e fra tutti quei peli il piccoletto si nascondeva proprio bene.

    La convivenza non era poi così tranquilla, i dispetti erano all’ordine del giorno, ma Odoroso, osservando Gino lavorare, imparò presto, a saltellare sui tronchi degli alberi appena tagliati, proprio come un ballerino sul palcoscenico, anche se ciò faceva arrabbiare Gino perché questo movimento gli impediva di lavorare con precisione e attenzione gli alberi da buttare giù.

    D’altra parte, il nostro Gigante non era a di meno, pensate…, riusciva a svegliare il povero Odoroso con i petardi! Si può essere così malvagi??? Ma Odoroso si riprendeva presto, tanto da divertirsi a nascondergli gli oggetti necessari per sfoltire quella barba di cui andava orgoglioso e che era sempre pronto a sistemare con cura ogni mattina, quando tutto si svolge con la fretta di fare tardi per il lavoro!

    Inutile raccontarvi gli sguardi della povera Edna, che all’oscuro di tutto, era preoccupata per suo marito, che lo sentiva parlare da sé e brontolare contro chissà che cosa…

    Poi venne il tempo della siccità, un’estate arida e Odoroso sentì che non poteva più rimanere col suo amico Gigante, anche se ormai gli si era affezionato. Aveva già preso la decisione di avvertirlo della sua “uscita”, quando Gino lo avvertì della sua prossima partenza per il mare, allora, il nostro Piccoletto, decise di rimandare la partenza a dopo le vacanze marine.

    Gino amava i fondali marini, e cacciava i pesci con l’arpione e così anche Odoroso si trovò a fare la conoscenza con i tanti pesci, piccoli, grandi, e assistette alla trappola tesa al povero polpo che finì infilzato nell’arpione, dopo essere stato stanato dal Gigante e divinamente gustato lesso nel pentolone della cara Edna, esperta di cucina di ogni tipo.

    Ben presto Odoroso si rese conto che l’acqua salata del Mare, non era proprio come l’acqua piovana, a Lui sembrava di ammuffire, quell’acqua la trovava maleodorante, quasi fossi un veleno, almeno per Lui.

    Si decise: avvertì il Gigante che prestissimo se ne sarebbe andato.

    Gino, nonostante tutto si era abituato alla sua presenza, a questo segreto solo suo, a quella presenza simpatica, a volte ingombrante e ricordava già con nostalgia le volte che insieme sotto l’acqua piovana avevano riso e cantato come dei folli, cercando un posto solitario nel bosco, e urlando a squarciagola, a modo loro, la propria voglia di vivere e di divertirsi.

    Odoroso se ne andò una mattina presto di novembre, sotto un temporale spaventoso e Gino si chiuse dentro se stesso e non ci fece entrare neanche sua moglie.

    Come Virga gemellata sul suo naso e quindi parte di Lui, posso garantirvi il suo ottimo stato di salute. Egli continua a vagare e ad imparare cose nuove, ma con gli umani, ahimè, non ha più trovato nessuno con cui intendersi come con Gino, nei suoi viaggi cerca sempre qualcuno con cui avvicinarsi, ma per ora non ha avuto nessuna altra intesa e anzi, sta meditando di tornare a far visita al caro vecchio Gino.

    Io che prima di questa storia scrutavo tutti dall’alto del cielo, posso dirvi che la pioggia è un po’ come la felicità arriva il più delle volte quanto meno te l’aspetti, ti travolge e poi ti lascia con quella piacevole sensazione di fresco. Vedete, il nostro Odoroso rincorreva la pioggia che gli dava vitalità, gioia di vivere, trasformazione, però per inseguirla sempre e in posti diversi ha dovuto poi lasciare l’amico Gino, accorgendosi col tempo quale persona insostituibile egli fosse, dovendosi poi accontentare del ricordo, che non è poca cosa ma col tempo può pure sbiadire.

    Quello che voglio suggerire è che talvolta la felicità è proprio dietro l’angolo, non corretele dietro, semplicemente quando arriverà… basterà chiudere l’ombrello.
     
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