La Papaia (Carica papaya L.)

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    Se avete mai avuto la possibilità di fare una ricerca in internet per vedere quante e quali proprietà possiede la papaia, scoprirete come (nella maggior parte dei casi) venga reclamizzata come “l’elisir dell’eterna giovinezza”, o “il rimedio contro l’invecchiamento”. Sembra che agisca a livello dell’intestino, che sia antiossidante, immunostimolante, coadiuvante della terapia antiparkinsoniana, un tonico ricco di vitamine, sali minerali ed enzimi. Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza tra tutte queste informazioni.

    Conoscere la pianta
    La papaia è originaria dell’America centrale, ed è diffusamente coltivata in tutta la fascia tropicale, dall’America, all’Asia, all’Africa, in quanto per crescere richiede un clima caldo, soleggiato e con abbondanza d’acqua. Necessità altresì di terreni ben drenanti, in quanto teme molto i ristagni idrici; altro fattore limitante per lo sviluppo e la sopravvivenza della pianta sono le basse temperature. Per questi motivi una possibile coltivazione della papaia nelle nostre zone è molto difficile da realizzare.
    La pianta ricorda vagamente l’aspetto di una palma, con grandi foglie all’apice lungamente picciolate; può facilmente essere confusa con un albero, anche se in realtà è una pianta erbacea perenne. È in grado di raggiungere anche i 7-8 metri di altezza, anche se normalmente si ferma a 3-4. Il tronco è cilindrico, semilegnoso, molto spugnoso e fibroso, coperto da lunghe cicatrici causate dalla perdita annuale di fiori e foglie.
    Il frutto ha una forma arrotondata che ricorda molto un melone, con un diametro di 20-30 cm ed un peso che può arrivare fino ai 9 Kg. La buccia è verde, cerosa e sottile, ma allo stesso tempo molto resistente; a frutto immaturo è poi possibile raccogliere il lattice mediante incisioni sulla superficie. Con la maturazione il colore vira a giallo, e la spessa parete si ammorbidisce diventando più aromatica (colore e aroma variano comunque a seconda della specie in esame). All’interno del frutto si sviluppano numerosi piccoli semi, di colore nero e dal gusto pepato/piccante.
    Della papaia si consuma prevalentemente il frutto maturo, sbucciato e poi tagliato a pezzi; localmente se ne fa un molteplice uso anche come succo, macedonia o dolce. Come accompagnamento si potrebbero consumare anche i semi, sebbene ne sia sconsigliato un uso eccessivo. Il frutto verde immaturo non dovrebbe essere assunto (a causa del suo alto contenuto in lattice), anche se nella cucina vietnamita e thailandese è riportato un suo utilizzo (previa bollitura) come verdura.
    Oltre al frutto vengono utilizzate anche le foglie, usate tradizionalmente nelle Indie Orientali come i nostri spinaci. Anche queste devono subire dei cicli di bollitura (di solito 2 o 3) così da eliminare i principi attivi amari (alcaloidi) che le caratterizzano. [1]

    Proprietà della pianta
    Analizzando il contenuto fitochimico e nutrizionale della papaia, è stato scoperto come il tipo e la quantità di molecole presenti cambi significativamente a seconda dello stadio di maturazione del frutto e della parte di pianta utilizzata.

    - Epicarpo del frutto
    La maggior parte delle pubblicazioni scientifiche prendono in considerazione proprio le proprietà dell’epicarpo del frutto (il rivestimento più esterno), distinguendo tra frutto maturo e acerbo.
    Entrambi gli estratti aumentano la capacità di rigenerazione dei tessuti in seguito a ferite o lesioni; la sequenza di eventi che il nostro corpo mette in atto durante il processo ripartivo si può sommariamente dividere in tre fasi: infiammatoria, proliferativa e di maturazione. L’applicazione topica di estratti di papaia va ad agire proprio nelle ultime due fasi, promuovendo la desquamazione, la proliferazione del tessuto e la sua guarigione, oltre a ridurre l’odore nelle ulcere cutanee croniche.
    Negli studi considerati l’estratto di papaia verde è risultato più efficace (in termini di tempo di guarigione delle ferite) rispetto a quello del frutto maturo. Questo perché quando è ancora acerbo contiene una maggiore concentrazione di enzimi proteolitici, quali chimopapaina e papaina, [2] molecole dotate di attività digestiva ma anche antimicrobica e antiossidante. Sono proprio quest’ultime caratteristiche che forniscono il maggior contributo al processo di cicatrizzazione, in quanto diminuiscono il rischio di danni ossidativi ai tessuti.
    La papaina possiede inoltre molte altre applicazioni pratiche. È utilizzata per schiarire la birra, nel trattamento di lana e seta prima della tintura, ed è usata anche in dentifrici, cosmetici, detergenti, nonché in preparati farmaceutici per aiutare la digestione. È stata impiegata tradizionalmente anche per il trattamento di ulcere e per ridurre gonfiore, febbre e aderenze dopo un intervento chirurgico. La sua capacità nella digestione delle proteine fa sì che il frutto non maturo venga consumato (dalle popolazioni locali) subito dopo un pasto a base di carne o pesce, così da accelerare l’azione proteolitica dell’organismo. Lo stesso principio vale anche per le foglie, che vengono arrotolate attorno alla carne cruda per renderla più tenera.
    La maggior parte di questi costituenti attivi della papaia sono contenuti nel lattice, che rappresenta quindi (da un punto di vista farmaceutico) quella che viene definita la droga. Viene estratto mediante delle incisioni effettuate la mattina sul frutto acerbo, e raccolto la sera; successivamente viene essiccato e purificato per essere commercializzato. Il motivo per cui è presente in quantità maggiori nel frutto acerbo è probabilmente da imputare al fatto che, con il processo di maturazione, le cellule laticifere cessino la loro funzione o si rompano con l’età. Per costituzione e funzione è possibile ritrovarlo anche in altre piante, ad esempio il fico e l’ananas. Nella papaia la quantità è maggiore anche perché, non avendo un rivestimento protettivo come quello dell’ananas, è una delle difese messe in atto dalla pianta per proteggersi.

    - Polpa frutto
    L’uso più comune che viene fatto della papaia è come frutto fresco, in quanto rappresenta una buona fonte di vitamine e sali minerali. I principali componenti nutritivi, con le concentrazioni massime e minime, sono riportanti nella tabella sottostante. Le analisi sono state effettuate su 100 grammi di polpa del frutto:
    Il contenuto di carotenoidi varia (non solo quantitativamente ma anche qualitativamente) in base alla specie di papaia considerata: nel frutto giallo si fermano a 3,2mg/100g, mentre in quello rosso a 4,2mg/100g.
    La tabella sottostante riporta un interessante confronto tra il contenuto di acido ascorbico nei principali frutti tropicali.
    La papaia è una fonte ricchissima di vitamina C, superiore ad alcuni frutti a noi più comuni come il limone, l’arancia e il kiwi. È importante però notare come la differenza di concentrazione tra frutto fresco e maturato artificialmente sia abbastanza elevata, soprattutto in relazione al fatto che cresce tipicamente nelle aree tropicali. Non bisogna dimenticare poi che, come la maggior parte delle vitamine, è fotosensibile, quindi una parte verrà comunque persa o durante i processi estrattivi o di preparazione del succo fermentato.

    - Semi
    Non hanno un vero e proprio utilizzo terapeutico, anche se è stato scoperto da alcuni autori come siano una ricca fonte di isotiocianato [3] biologicamente attivo. Tradizionalmente vengono usati anche come emmenagogo, [4] dissetanti, carminativi o per morsi e punture di insetti velenosi. Alcuni autori riportano invece un’attività immunostimolante e antiinfiammatoria del loro estratto.

    - Radici
    In letteratura non si trovano molte informazioni sull’uso delle radici; l’estratto può essere utilizzato come diuretico, mentre il decotto viene tradizionalmente usato dalla comunità Kadazan Dusun in Malesia come mezzo per il controllo delle nascite, delle mestruazioni, e per prevenire le contrazioni uterine dopo il parto.

    - Foglie
    Molteplici sono invece gli utilizzi delle foglie da parte delle popolazioni locali dove viene coltivata la pianta. Possono venire arrotolate attorno alla carne (in genere per la durate di una notte) per ammorbidirla. Se essiccate possono venire fumate per alleviare leggere forme di asma, o usate come sostitutivo del tabacco. In alternativa possono venire macinate grossolanamente, e in seguito utilizzate per la preparazione di the o tisane. Viene riportato anche un loro impiego nel trattamento di problemi gastrici, febbre, dissenteria, come vermifugo o come rudimentale sapone per la biancheria.
    Da un punto di vista terapeutico hanno dimostrato di possedere effetti diversi a seconda del tipo di estratto analizzato. Quello metanolico è dotato di proprietà antiossidanti e vasodilatatorie, entrambe implicate nella riduzione del rischio di contrarre patologie cardiovascolari; quello acquoso invece dimostra effetti benefici nella riduzione del tempo di cicatrizzazione. Le molecole responsabili di tale azione sono tutti composti fenolici, anche se attualmente ne sono stati identificati solo otto. Ulteriori studi sono però necessari per identificare altri principi attivi presenti, e dimostrare la loro attività biologica.

    Usi e Tossicologia
    Il motivo principale per cui si è iniziato a commercializzare la papaia è stato per il suo notevole contenuto in molecole dotate di attività antiossidante. Queste sono molto importanti per il nostro organismo, perché ci aiutano a prevenire le sviluppo di malattie cronico-degenerative associate a stress ossidativi come cancro, infarto, diabete, Alzheimer e molte altre. Questi “stress” possono essere generati da una sovrapproduzione di specie reattive dell’ossigeno (radicali), che possono alterare molte bio-molecole tra cui lipidi, proteine e acidi nucleici (DNA), cambiandone struttura e funzione.
    Le difese che il nostro organismo schiera sono di due tipi:
    • Enzimatiche, comprendenti numerosi enzimi (come superossido dismutasi e catalasi);
    • Non-enzimatiche, comprendenti le vitamine, l’acido urico e alcune proteine plasmatiche presenti nel sangue.

    I rinforzi che la papaia ci fornisce sono sotto forma di vitamine (in particolare C, E e B1), ß-carotene, flavonoidi, papaina e niacina, presenti in maggiori quantità nel frutto fresco. Diverso è invece il contenuto nutrizionale del succo di papaia fermentata (chiamato anche FPP – Fermented Papaya Preparation), che contiene 196mg di amminoacidi essenziali, una piccola quantità di oligosaccaridi, 17mg di vitamina B6 e piccole quantità di ß-carotene.
    Studi effettuati su FPP indicano come l’azione antiossidante sia maggiore a livello cerebrale, precisamente all’altezza di corteccia e ippocampo; questa proprietà può dare un fondamento e una giustificazione ad un suo utilizzo nella prevenzione (e in parte nella cura) di patologie neuro-degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. Bisogna fare però due precisazioni: l’utilizzo di papaia nel trattamento di una patologia di questo genere è da considerarsi come coadiuvante, ovvero come un mezzo in più che forniamo al nostro organismo per riportarsi in una condizione di equilibrio. Non dobbiamo dimenticare che la papaia (da un punto di vista sia terapeutico che nutrizionale) è pur sempre un integratore.
    La seconda precisazione bisogna farla in merito al suo contenuto in antiossidanti: senza dubbio questo frutto ne rappresenta una buona fonte, ma non dimentichiamo molti altri cibi (anche nostrani) che magari ne contengono quantità minori ma che possiamo consumare in maggiore misura; in questo modo il quantitativo di molecole antiossidanti disponibile per il nostro organismo sarà uguale se non superiore. Tra gli alimenti molto ricchi di questi componenti ricordiamo il the verde, il succo d’uva, gli agrumi, i frutti di bosco, i pomodori, e in generale tutta la frutta e la verdura.
    Gli effetti avversi attribuiti alla papaia interessano principalmente il lattice e in particolare il suo contenuto proteico, che si ritiene essere abortivo. Un consumo di grandi quantità di papaina e chimopapaina, o la diretta applicazione del lattice, provocherebbe delle contrazioni uterine incontrollate che porterebbero all’aborto. La combinazione di enzimi, alcaloidi e altre sostanze presenti nella papaia (invece che la sola papaina pura) altererebbero oltre tutto anche i livelli di estrogeni in circolo.
    Si pensa infatti che i costituenti fitochimici della papaia possano sopprimere gli effetti del progesterone (ormone prodotto dalla donna durante il ciclo mestruale), che gioca un ruolo importante nello sviluppo del feto. Durante la gravidanza il corpo luteo continua a secernere progesterone per il primo trimestre, dopo di che è la placenta stessa che produce sia estrogeni che progesterone. Questo ormone previene ulteriori ovulazioni e rilassa la muscolatura uterina per evitare che l’ovulo fecondato venga sradicato. In assenza di gravidanza si verifica un calo dei livelli di progesterone, che provoca il distaccamento della parte superiore dell’endometrio dell’utero e le mestruazioni. La soppressione del progesterone andrà quindi ad inibire il rilassamento dell’utero, provocando contrazioni continue e incontrollate che portano di conseguenza all’aborto.
    Sono riportate anche alcune interazioni che la papaia dimostra avere con alcuni farmaci, in particolare con il Warfarin® (farmaco anticoagulante), andando ad aumentare l’anti-aggregazione piastrinica con rischi di sanguinamento.
    Altri studi hanno dimostrato come la DL50 [5] della papaia sia molto alta, quindi le possibilità di tossicità derivanti da somministrazione di grandi quantità di frutto o del suo estratto sono praticamente nulle. È altresì possibile l’innescarsi di reazioni avverse (soprattutto verso il lattice) e casi di ipersensibilità, anche con concentrazioni molto piccole.

    Conclusioni
    La papaia è senza dubbio un ottimo frutto, molto ricco di zuccheri, vitamine e sali minerali, che può ben integrarsi nella nostra dieta molte volte scarsa di questi costituenti essenziali per garantire una corretta funzione al nostro organismo. Se viene consumato il frutto fresco, è consigliabile assumerlo in uno stadio di maturazione completa; in questo modo si limita la possibilità di reazioni avverse legate alle molecole presenti nel lattice. Di scarso interesse per noi è l’azione cicatrizzante, proprietà di sicuro più utilizzata dalle popolazioni locali che hanno maggiore disponibilità di frutto fresco.
    Molto interessanti possono essere anche i preparati a base di papaia e papaia fermentata, molte volte abbinati ad altri estratti vegetali (come the verde, melograno, uva, olivo) dotati della medesima attività antiossidante e immunostimolante. Possono infatti rivelarsi un utile alleato per la prevenzione di malattie neuro-degenerative, e un ottimo aiuto da affiancare alla terapia prescritta dal medico, vista la scarsa predisposizione a interagire con altri farmaci.
    La regola d’oro per vivere bene rimane sempre quella di mantenere una dieta variegata, ricca di frutta e verdura. L’impegno di papaia come integratore può quindi essere di beneficio per il nostro corpo, prestando però attenzione a non eccedere nel periodo di somministrazione. In genere infatti un integratore non dovrebbe mai essere assunto per periodi superiori alle 2-3 settimane.


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