Coltivare e mangiare manioca salverà l’ambiente

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    La coltivazione della manioca attraverso innovative pratiche agricole potrebbe garantire la sicurezza alimentare ed energetica dei paesi poveri. Questo quanto emerge dal rapporto “Save and Grow” pubblicato dalla FAO.

    La FAO ha presentato in questi giorni “Save and Grow”, un modello di agricoltura sostenibile, finalizzata alla risoluzione del problema alimentare ed energetico dei paesi poveri, sempre più flagellati dall’aumento del prezzo di petrolio e cibo. In sintesi, la proposta avanzata sarebbe quella di far diventare la manioca una coltura centrale, attraverso un tipo di coltivazione particolare che salverebbe l’ambiente, massimizzando la produzione alimentare.

    Il tipo di coltivazione proposta nel progetto, un modello sostenibile e basato sul rispetto dell’ambiente, spiega come far aumentare le rese della manioca del 400%, arginando il problema dell’aumento delle emissioni di gas serra, e spiega l’importanza di far diventare questo tubero parte integrante della nostra dieta, non solo per salvare l’ambiente, ma anche per risolvere l’emergenza alimentare mondiale.

    La manioca è un tipo di pianta ampiamente coltivata in Africa tropicale, in Asia e in America Latina. Ha una radice a tubero commestibile che fornisce un elevato contributo di carboidrati. Infatti, risulta essere la quarta coltivazione per importanza nei paesi in via di sviluppo. È l’alimento base di circa un miliardo di persone in 105 paesi. Basti pensare che questi tuberi forniscono oltre un terzo delle calorie quotidiane. Anche le sue foglie sono ricche di sostanze nutrienti: contengono fino al 25% di proteine, ferro, calcio e vitamine.

    Non solo, la manioca è un tipo di coltivazione molto economica: il suo amido è ampiamente utilizzato in centinaia di prodotti industriali ed è proprio dalla fermentazione dell’amido, ad esempio, che si può produrre l’etanolo utile a creare biocombustibile.

    La sua coltivazione risulta essere una valida alternativa al grano e al mais, visto che può essere trasformata in una farina di alta qualità.

    La questione principale, evidenziata dalla FAO, è la necessità di sostituire un tipo di agricoltura intensiva che rischia di causare danni alle risorse naturali e aumentare le emissioni di gas serra, con una “Save and Grow”, che consente di raggiungere rendimenti più alti, mantenendo intatta la salute del terreno.

    In pratica, la terra non viene lavorata o lavorata al minimo e le colture vengono rotate per evitare la perdita di sostanze nutritive. Vengono incentivate tecnologie e pratiche biologiche, l’uso dei materiali di impianto sani, di tecniche come la pacciamatura e la consociazione.

    Al posto delle monocolture normalmente impiegate nei sistemi di coltivazione intensiva, Save and Grow incoraggia colture miste e la loro rotazione, insieme ai principi della lotta antiparassitaria integrata, che per tenere gli insetti nocivi sotto controllo al posto dei pesticidi chimici, utilizza piantine immuni da malattie e nemici naturali dei parassiti.

    Un tipo di approccio che , in coltivazioni pilota, ha dato la possibilità di incrementare il rendimento della manioca del 400%. In Colombia, ad esempio, ruotando la coltivazione di manioca con fagioli e sorgo il fertilizzante organico ha funzionato dove il fertilizzante minerale da solo aveva fallito.

    La richiesta di manioca come materia prima per la produzione di bioetanolo è in rapida crescita: adottare questo tipo di coltivazione sostenibile proposta dalla FAO permetterebbe di tenere sotto controllo il processo, evitando l’intensificazione di colture non sostenibili e alleviando la fame e la povertà rurale
    http://ambientebio.it/coltivare-e-mangiare...vera-lambiente/
     
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