Ascoltare-Il conflitto innegabile

i primi 7 anni

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  1. isaefrenk
     
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    Ascoltare, ascoltare e … ascoltare

    La funzione della mente del docente e dell’adulto, anche del genitore, è quindi, secondo questo modo di vedere, una funzione di ascolto, di consapevolezza di ciò che accade nella relazione, ma anche dentro di noi in un rapporto continuo fra noi e l’altro, con noi e con l’altro, costantemente centrati su quello che si sente, su quello che si fa, su come lo si fa; questa strada risulta percorribile solo se si è capaci di sentire e di ascoltare, ascoltarsi e dirsi sempre la verità.

    Compito dell’adulto è quindi quello di sollecitare nell’allievo o nel figlio l’accesso “alla meraviglia” e accompagnarlo, assisterlo in questo cammino di crescita che lui poi percorrerà autonomamente.

    Se le dinamiche emotive possono essere verbalizzate, espresse, mandate fuori dal mondo interno di bambini e ragazzi, queste potranno essere vissute come meno opprimenti e condivise con altri che hanno potuto provare sentimenti simili.

    Meltzer e Harris ( ), assegnano a genitori e insegnanti, sia pure con valenza diversa, il compito di cercare di farsi strada “dentro il mondo in cui abita l’individuo”.

    Si tratta di poter ascoltare che cosa, spesso, gli allievi e i figli comunicano riguardo al proprio mondo interno. Così comportamenti aggressivi, incapacità a concentrarsi, tentativi di evadere il compito, possono, se non respinti o condannati moralisticamente, condurre a comprendere che le difficoltà di apprendimento spesso non sono altro che difficoltà di relazione con sé e con gli altri.

    Non serve, quindi etichettare come “pigri”, “indisciplinati”, “svogliati”, ragazzi che effettivamente si comportano come tali.
    La psicologia del profondo, al contrario della psicologia del comportamento, si interroga sulle dinamiche sottese, che stanno dietro a comportamenti ritenuti disadattivi; secondo questo approccio, questi comportamenti non sono altro che modalità difensive che l’individuo mette in atto per relazionarsi con se stesso e con gli altri.

    Apparire svogliati, chiusi in se stessi, indisciplinati o aggressivi, possono essere i diversi e personali tentativi di risolvere il proprio disagio personale.

    Ovviamente questi tentativi sono improduttivi e rischiano di reiterarsi all’infinito in una prospettiva di insuccesso, tanto più se l’insegnante o il genitore collude identificando l’allievo o il figlio con le sue modalità difensive.

    Genitori e insegnanti potrebbero, allora, impegnarsi a stabilire con i loro ragazzi o figli, interazioni sane e significative ponendosi come mediatori tra essi e i loro disagi esistenziali, aiutandoli ad elaborare i contenuti emotivi della frustrazione, riconoscere le ansie e aiutarli ad interagire con esse affinché non possano sovrapporsi fra loro e l’apprendimento quali elementi inquinanti il pensiero.

    Secondo Blandino e Granieri, una qualunque attività finalizzata alla crescita delle persone ottiene dei risultati quando è organizzata in modo da promuovere l’integrazione, nella mente, delle sue varie parti e in particolare quelle problematiche o “cattive” che invece, usualmente, nella scuola vengono espunte o stigmatizzate moralisticamente.

    L’adulto “sufficientemente buono” – di winnicottiana memoria – potrà, allora, essere capace di “ascoltare” se saprà concedersi la possibilità di poter prendere qualcosa dall’altro, anche se quest’ultimo è suo figlio o un suo allievo o un utente.

    Questa modalità di ascolto è possibile solo se l’adulto è aperto a compiere “l’ascolto di sé”, l’ascolto del suo mondo interno.
    “Cosa mi succede dentro”, “cosa si sta muovendo dentro di me”, “quali emozioni mi suscita l’ascolto delle emozioni dell’altro?”, sono solo pochi esempi che illustrano una verità fondamentale: la verità che per ascoltare in profondità abbiamo bisogno di “fare silenzio dentro”, per ascoltare l’altro abbiamo bisogno di “ascoltarci”, abbiamo bisogno di “fare spazio”, “essere dentro di noi”; solo dopo questa operazione, questo primo filtro, possiamo concederci di tentare di effettuare un ascolto significativo.

    L’ascolto così inteso si apre all’incontro, ad un incontro di tipo particolare dato dalle profondità di mondi interni diversi, personali, che insieme possono incontrarsi per condividere pensieri, emozioni, sentimenti ed esperire affetti.

    L’ascolto dell’altro è realizzabile solo se c’è dentro di noi la possibilità di incontrare il mondo dell’altro (la sua visione, personale, del mondo, il suo mondo interno, le sue emozioni) e, spesso, l’ascolto profondo è possibile se siamo capaci ascoltare “quello che gli altri non dicono” attraverso le parole ma comunicano attraverso altri canali.

    Va da sé che questo tipo di ascolto non si può improvvisare, né è di facile realizzazione. Non a caso Freud ammoniva che l’attività educativa così concepita è difficilissima e soggetta ad errori, egli diceva che ci sono tre operazioni costituzionalmente “impossibili” da svolgere: educare, governare, psicoanalizzare.

    Per ascoltare non basta “aprire orecchie” e percepire parole, dobbiamo compiere lo sforzo di metterci nei panni dell’altro cercando di sentire dentro di noi il messaggio e le emozioni che l’altro ci vuole comunicare. Dobbiamo renderci disponibili a sentire dentro di noi l’esperienza dell’altro al fine di entrare in una relazione profonda con lui, in modo autentico.

    In questo senso, quindi, ascoltare non vuol dire solo raccogliere stimoli sonori, ma vuol dire soprattutto rielaborare questi stimoli per comprenderli in profondità e questa attività coinvolge la persona nella sua totalità.

    “L’uomo ha due orecchie e una bocca sola perché dovrebbe più ascoltare che parlare” così recita un vecchio proverbio danese. Ascoltare non è percepire solo parole, ma anche i pensieri, lo stato d’animo, il significato personale e più nascosto del messaggio che ci viene trasmesso.

    Per ascoltare bisogna esser-ci, “essere con noi insieme all’altro”, per ascoltare è necessario che ci si stacchi dai propri interessi e dai propri schemi di pensiero e di vita per avvicinarsi gradualmente e con rispetto e umilità nel mondo dell’altro.

    Il conflitto innegabile

    Con questo non si vuole però sottovalutare o negare la realtà del conflitto, esso esiste nei rapporti umani ed è inevitabile; anch’esso si contraddistingue come una forma di relazione con l’altro ed è anch’esso risorsa in quanto permette di apprendere un nuovo modello educativo basato sulla negoziazione che permette, dopo certo impegno, di migliorare le nostre capacità relazionali.

    D’altra parte, dove esiste una relazione può esserci anche conflitto, dove non c’è conflitto non esiste neanche una relazione ma conformismo e mancanza di confronto.
     
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  2. anele1964
     
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    Ciao edo sono anele vedo che non riesci a chatare ma se vuoi ci si posta così!!!!!!!! hai un grande conflitto che mi fai quasi star male sono una sensitiva non so se hai letto qualcosa di me ti prego cerchiamo di parlare un pò ti sento molto giù!!
     
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  3. anele1964
     
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    Ciao edo scusa ma quello che scrivi un pò mi sconvolge un pò mi sbalordisce! Cosa ti fa odiare così il mondo cosa ti fa odiare tutto?? Io nella mia vita ne ho passate tante ma per me il mondo è bello le persone lo rovinano, ma basta saper vivere sopra le righe e forse l'andare a vivere per strada potrebb essere una fortuna!! Dalle esperieze negative devi saper cogliere la positività!! Sta qui il semplice gioco della vita! Non è così complicato! Forse ti sei imbattuto in qualcosa di spaventoso questa è la sensazione che mi dai!! Chi è per te satana?? Forse ti sembra una domanda sciocca ma mi viene così!!!!!!!!! Se non vuoi rispondere capisco! Ciao anele
     
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  4. Makimura
     
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    HMM PREMETTO CHE ORA NON HO AVUTO IL TEMPO DI LEGGERE TUTTO MA.....


    EDO = STUDIO E CMQ INTEGRAZIONE CONTRO IL SUO DOVERE

    Bhe scusa un passo positivo rispetto a me cmq lo hai avuto... io tutta la mia vita scolastica è stata "NON CAPIRE E NON RIUSCIRE A FARMI CAPIRE E NON INTEGRAZIONE" questo come te PERCHE' I GENITORI LO VOLEVANO... per riuscire a strappargli un sorriso di soddisfazione per me... e invece niente credo che NON ABBIANO MAI AVUTO FIDUCIA IN ME (mio padre morto 4 anni fa di sicuro ... mentre mia madre forse si sta ricredendo da quest'anno) che sono sposata e vivo da sola. E non sai quanta rabbia ho avuto in seconda superiore quando presi un voto altissimo 2° della classe con una media quasi insufficiente... arrivo a casa e mi si viene detto "non è merito tuo ma colpa dell' insegnante troppo facile.

    Questo episodio per farti capire che anche io ho avuto un forte dispiacere in questo... ma ... ho avuto il coraggio di ribellarmi e di iniziare a camminare con le mie gambe... di lottare con i miei che ancora non hanno capito certe mie motivazioni ma ne ero consapevole... valeva la pena di rischiare tanto anche prima non venivo compresa.

    ANCHE IO MI CONSIDERO ETERNA BAMBINA... e onestamente voglio rimanere così perchè solo così posso apprezzare la vera bellezza del mondo.... come dice anele... il mondo degli uomini fa schifo.. si è vero ma c'è ben altro per fortuna i bambini, la natura, i mari, il cielo le bellezze delle terre che sanno essere calmi ma anche agitati.

    Tu non sei SATANA.... satana semmai sono gli altri... io credo che tutto sommata satana non esista è solo frutto della nostra paura interiore
     
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  5. Makimura
     
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    teoricamente è vero quello che spieghi A... non può imporsi su B

    ma due A e due B possono coesistere... e nel mondo per fortuna esistono gruppi di A e gruppi di B

     
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  6. Makimura
     
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    hmm ma forse dimentichi un fatto "importante" A (i genitori) sono stati B (i figli) che hanno imparato a da A (i loro genitori) quello che dici è un ciclo che... forse solo il figlio ribelle può spezzare... e ribelle inteso (vado contro i principi e le morali insegnate dai miei genitori).... ma spezzare questo non è difficile ma difficilissimo perchè ci portiamo un bagaglio genetico che è pazzesco... è vero che esiste la prima legge "nulla si crea e nulla si distrugge" ma adoro la seconda che dice "ma tutto si trasforma".... e quindi perchè non usare la seconda legge della dinamica per "trasformare" = "cambiare"

    spezziamo questa routine...
     
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  7. Makimura
     
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    si in questo senso sono d'accordo ... cioè che se 10 famiglie cambiano e spezzano tutto procede in quel senso

    ma sono ancora convinta che chi deve cambiare è l'individuo... figlio (dai 21 in su) fuori di casa....

    figlio = e' anche adulto ---> può vivere liberamente senza essere genitore


    il genitore soprattutto per la prima parte della vita del figlio è in contemporanea GENITORE E FIGLIO in molti casi.... diciamo che spesso si corre nell'errore di lasciare educare i propri FIGLI dal proprio GENITORE... quindi no è il figlio che deve cambiare... per l'adulto (nel senso genitore come lo intendi forse tu in questo post) è già troppo tardi
     
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6 replies since 28/3/2007, 07:43   173 views
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