psicologia infantile

i primi 7 anni

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  1. isaefrenk
     
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    Dott.ssa Antonella Appetecchi - Psicologa

    Questo articolo nasce dalla curiosità di esplorare l’età evolutiva in relazione al gioco e di comprendere in modo scientifico, perché bambini e bambine fanno giochi diversi. In quale modo l’identità di genere influisce nel differenziare il gioco ?
    Rispondere a questa domanda ha richiesto un lavoro di ricerca bibliografica che ha condotto ad analizzare anche l’identità di genere dall’inizio, continuando il percorso esplorativo nella sua completezza durante l’età evolutiva; pertanto, la trattazione prenderà in considerazione lo sviluppo del feto e l’evoluzione del “cucciolo”di uomo.





    1. Identità di genere e differenze sessuali

    L’identità di genere è (D’Ottavio, Simonelli; 1990) “il senso di sè stesso, l’unità e la persistenza della propria individualità maschile o femminile”; si tratta di un “mare magnum” in cui confluiscono vari fattori che si fondono e si armonizzano dando origine a questo aspetto della personalità umana che, ancor oggi, conserva delle zone d’ombra.

    Quando si prendono in considerazione aspetti che coinvolgono la sessualità, accade di trovare delle resistenze da parte delle persone, sia per i tabù che persistono ben radicati, sia per l’intimità dell’argomento. I fattori che contribuiscono alla formazione, alla differenziazione dell’identità di genere, appartengono a varie aree alla conoscenza: aspetti biologici, sociali e psicologici, ruolo genitoriale e gruppo dei pari.

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    Aspetti biologici

    Aspetti biologici

    Secondo la prospettiva biologica, (intesa nel suo significato etimologico vita, descrizione), l’identità di genere risale al concepimento (D’Ottavio, Simonelli, 1990) quando si formano le uova fecondate con corredo XY (maschio), o XX (femmina) e si parla di sesso genetico o cromosomico.
    In questa fase c’è la prima differenziazione sessuale, pilotata dal cromosoma Y, che fa evolvere in senso testicolare lo zigote. In assenza del cromosoma Y, non avviene la differenziazione e lo zigote evolve spontaneamente verso una struttura di tipo ovarico. Secondo Simonelli, D’Ottavio (1990), è stata individuata una nuova sostanza, l’antigene H-Y, un antigene cellulare di superficie, che agendo da vero e proprio induttore sessuale si localizza a ridosso di specifici recettori, “informando” così le successive modifi¬cazioni strutturali in senso testicolare.

    Quindi la gonade va incontro a modificazioni tendenti a determinare una struttura endocrina specializzata sulla base del sesso di appartenenza. Se il corredo cromoso¬mico è di tipo XY, si avrà un’organizzazione sessuale di tipo cor¬donale con cellule somatiche (future cellule del Sertoli) e delle cellule germinali (futuri spermatogeni), cordoni che sono il presupposto anatomico dei tubuli seminiferi, della rete testis e della tunica albuginea.
    Viceversa, se il corredo cromosomico è XX, si vengono a determi¬nare a carico della gonade indifferenziata isolotti cellulari (di tipo fol¬licolare) preludio dell’ovaio definitivo.

    Verso l’ottava settimana, compaiono nella porzione extracordale della gonade dell’embrione le cellule del Leydig che sintetizzano il testosterone e attivano i siti recettoriali, affinché siano in grado di accogliere i messaggi del sistema ipotalamo-ipofisario. Sempre se¬condo D’Ottavio, Simonelli (1990), la sintesi del testosterone rag¬giunge la sua massima intensità intorno alla sedicesima settimana, per poi regredire fino a livelli che rimarranno tali sino alla fase prepuberale.
    Quest’elevata concentrazione di testosterone in circolo, attiva una serie di trasformazioni che renderanno possibile, verso la fine del secondo mese di vita embrionale, la differenziazione in organi genitali esterni e dotti di Wolf da cui si svilupperanno gli organi genitali inter¬ni (epididimo, canale deferente, vescicole seminali, dotti eiaculatori).

    Nella femmina, durante lo stesso periodo, si evidenziano i caratteri genitali esterni (parte inferiore della vagina, piccole e grandi labbra, clitoride) e i dotti di Muller da cui deriveranno l’utero, le tube, e la porzione craniale della vagina. Non c’è la comparsa di ormoni che pilotino la differenziazione sessuale, perché il codice di base della cellula uovo è di tipo femminile (ci si riferisce a questo stadio par¬lando di protofemmininità) e dopo la combinazione cromosomica XX lo sviluppo verso una struttura genitale di tipo femminile evolve spontaneamente. A dimostrazione di ciò, è stata individuata nel maschio una glico¬proteina ad alto peso molecolare, chiamata “fattore antimulleriano” che ha la funzione specifica di far regredire quanto di potenzialmente femminile è presente nell’organismo in via di formazione. L’attività sinergica di testosterone e “fattore antimulleriano” permette la diffe¬renziazione maschile dell’apparato genitale.

    La differenziazione sessuale a livello cerebrale (cervello) avviene nel tipo e nella distribuzione delle sinapsi, nelle modalità della ramifica¬zione dendritica e nelle dimensioni dei raggruppamenti cellulari. Queste strutture rappresenterebbero il substrato anatomico su cui agiranno gli steroidi testicolari per attivare quei processi endocrini propri del maschio.
    Il S.N.C. presenta anch’esso una spontanea tendenza all’organizzazione di tipo femminile qualora non sia esposto all’azione androgenica. In presenza di quest’ultima, si assisterà ad una secrezione pratica¬mente costante (tonica) delle gonadotropine.
    Esiste una relazione importante tra identità di genere e aspetti biologici che determinano la differenziazione sessuale non solo a livello gonadico, ma anche a livello del S.N.C. ed endocrino attraverso l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi.

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