Sognare è come morire

quando saremo trapassati ci sembrerà di vivere un sogno

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. isaefrenk
     
    .

    User deleted


    Sognare è come morire

    Quando ci troviamo dentro un sogno, i Maestri disincarnati dicono, che quella realtà ci si presenta come se fossimo morti.
    In effetti, se pensiamo che ci sia un aldilà non possiamo che pensare di essere dentro un sogno e quando tutto ci fa rendere conto di essere trapassati, ecco che consapevolmente ci rendiamo conto di essere nel piano astrale e che abbiamo lasciato il corpo fisico e di conseguenza il piano fisico.
    I Maestri ci assicurano che è com’essere in un sogno, che quando saremo trapassati ci sembrerà di vivere un sogno.
    A questo punto v’è solo una cosa che può spaventarci ed è che il trapasso sia meno doloroso possibile.
    Ma se pensiamo al fatto, anche se non è facile, che è un attimo trovarsi nel piano successivo consapevolmente, la paura si attenua.
    Nel piano astrale vi soggiornano disincarnati e incarnati, gli incarnati occupano, per la maggior parte lo spazio che occupa il corpo fisico, questo quando siamo svegli e mentre dormiamo siamo nel piano astrale.
    Vi sono essere umani che possono staccare il corpo astrale consapevolmente, questi esseri si concentrano per raggiungere un livello di dormiveglia e vagano con il corpo astrale. Molti di questi poteri sono in dotazione ad esseri che non si rendono conto cosa possono smuovere nell’avvicinarsi al suo simile, non si rendono conto che il loro stato d’essere così come sono, possa danneggiare chi si propongono di avvicinare, sia quando, chiamiamola vittima, stia dormendo, che quando è sveglia.
    Non si rendono conto che a qualsiasi livello essi si trovano con l’evoluzione, possono suggestionare e far vibrare chi avvicinano in un modo esagerato e molte volte incontrollabile per il suggestionato, poi possono, consapevolmente, suggerirti qualsiasi cosa essi desiderano tu faccia, contro la propria volontà, naturalmente qui v’è un equilibrio di sorta e cioè possono stimolare o suggerire ciò che non è ancora controllabile dalla “vittima”.
    Questo non succede con i disincarnati, essi non possono intervenire assolutamente se non è nell’ordine generale delle leggi e non possono mettersi in contatto con gli incarnati se il loro spirito guida non glielo permette e, questo Maestro, permette loro solo ciò che serve alla “vittima” per comprendere determinate cose.
    Allora, se il piano astrale è un piano ove anche gli incarnati possono viaggiare coscientemente, certamente ad un livello ove non c’è un movimento di disincarnati e quindi si suppone che sia un livello più vicino al piano fisico, logico è pensare che questo piano aperto a chi è ancora nell’esercizio fisico, esista anche dopo il trapasso.
    Ecco cosa c’indicano i Maestri, che il piano astrale si può visitare anche quando siamo ancora a fare l’esercizio di crescita nel piano fisico.
    Ora, per non avere tutta questa paura che ossessiona l’uomo, che è la morte, ci viene da pensare che poi, in ultima analisi, non è la morte che ci spaventa, ma il modo che c’è riservato nel trapasso e cioè quanto si soffra nel momento della morte.
    Questo modo di intendere la morte è alquanto elementare anche se non è facile pensare che la morte sia solo un passaggio nel quale passano tutti, nessuno escluso, quindi passare la vita per comprendere cosa sia in verità la morte, vuole dire passare la vita a comprendere di trovare una ragione a ciò che ci spaventa di più.
    E se noi spostassimo la nostra attenzione, anziché alla morte, al vero cruccio della nostra paura, e cioè alla sofferenza, quale risultato ci viene e qual è l’esercizio che si oppone alla morte? La sofferenza.
    Quindi, ora possiamo accettare la morte e ci rimane come accettare la sofferenza, la sofferenza non si accetta, ma si diluisce con la comprensione di ciò che siamo, di ciò che sentiamo e di ciò che possono significare queste due parole.
    Ciò che siamo, come incominciare da ciò che siamo se non incominciamo da ciò che sentiamo e come valutare ciò che sentiamo se non analizziamo ciò che può significare la parola Sentire.
    Sentire, proviamo a descrivere il sentire in modo elementare e cioè in un modo che ci riguarda tutti, una persona cara, anche quando questa persona non è vicino a noi, la sentiamo e a volte la vediamo pure, assecondo dell’intensità del sentire soggettivo si può anche vedere e quello che si vede è il suo corpo astrale.
    La madre, il padre, un fratello, la persona che amiamo di più, un amico, noi sentiamo a volte più loro che noi e non analizziamo come si possa sentire così forte un simile, senza nemmeno prendere in considerazione il fatto che v’è un equilibrio anche in questo sentire e cioè che se lo sentite v’è un qualcosa in voi che esce dai canoni che la cultura umana non vi ha insegnato, non è vero?
    Quindi da qui si può comprendere che il vero insegnamento della vita lo possiamo trarre dai nostri simili, ma prima da noi stessi, comprendendo come siamo come funzioniamo, ma non fermarci là dove la sofferenza cerca di non farci ragionare poiché v’è una ragione se la sofferenza spinge così e in mezzo ad essa si può leggere il perché del nostro stato, ripeto del NOSTRO STATO, poiché solo attraverso al nostro sistema d’essere si riesce a comprendere chi è innanzi a noi. TUTTO QUANTO è ATTORNO A NOI HA ORIGINI NEL NOSTRO INTIMO E SE è DIFFICILE GUARDARVI DENTRO, GUARDATE FUORI E CHIEDETEVI IL perché DI QUEL MOVIMENTO ESTERNO E LA RISPOSTA è NELL’INTIMO VOSTRO.
    Perché di tutto questo? Per prepararci e comprendere che il morire fa parte dello stesso esercizio dell’evoluzione dell’essere umano, affinché si comprenda che l’umano non ha nulla a che fare con la nostra coscienza se non il fatto di avere momentaneamente un mezzo per viaggiare nel tempo di una Emanazione che si riconoscerà in tutti i piani d’esistenza.
    Dopo la morte ci si renderà conto che quell’esercizio che abbiamo rimandato e che ci ha fatto prendere tutte le cose superficialmente, torna alla nostra attenzione e vi posso garantire che quando si è trapassati non si sfugge al proprio dovere che è quello di conoscere se stessi poiché il TUTTO- UNO- ASSOLUTO RISPECCHIA IN MINIATURA L’INTIMO DELL’ESSERE.
    Non è finito qui il sogno, dopo il trapasso, ci si ritrova nel piano astrale con il proprio corpo astrale, e anche questo va lasciato prima o poi, naturalmente dopo aver analizzato la vita appena trascorsa che fatto dal punto di vista astrale coincide con i sentimenti, dopo di che si possa al piano mentale e il sogno comincia a prendere un’altra piega, in altre parole, quella di sentire che il presente è più percepibile poiché quello che si pensa è spiegato in un attimo innanzi al pensatore.
    Tutto dopo il trapasso dal piano fisico diventa come in un sogno e la realtà si allontana da quella fisica e quando ci si rende conto che il nostro ruolo è importantissimo, ecco che scatta il desiderio di tornare per far meglio e partecipare a questo gran piano DIVINO, CHE è L’ASSOLUTO.
    medium Roberoto Setti
     
    .
0 replies since 28/3/2007, 14:00   666 views
  Share  
.